Don Orione: Brano di lettera inviata ai confratelli in Brasile

Non solo bisogna mantenere le posizioni, ma bisogna progredire! Non progredire è regredire. Come della virtù, della grazia e vita spirituale, così è delle istituzioni religiose. Non progredire è regredire.
Bisogna fare. Bisogna fare bene, bisogna fare molto, ma molto di più!
Non voglio dei presuntuosi, ma non voglio neanche dei conigli…, non voglio gente fiacca, piccola di testa e di cuore, priva di ogni sana, moderna, necessaria e buona iniziativa, priva del necessario coraggio!
Confidare non in noi, ma in Dio, e avanti con animo alto, con cuore grande, con grande coraggio! Dio assiste e dà la forza! Che temere?
Nei servi di Dio non deve mai entrare nessuno scoraggiamento: noi siamo soldati di Cristo, e perciò dobbiamo pregare, guardare a Lui, non temere mai: dobbiamo anzi aumentare un coraggio superiore di gran lunga alle forze che sentiamo: perché Dio è con noi!
Non lasciatevi sgomentare dalle difficoltà o dal poco frutto, e state uniti nella carità di Gesù Cristo.
La vostra vita sarà piena di triboli e di spine… Ma non dubitate: Dio è con voi, se sarete umili e con Dio. Pigliatevi il vostro carico con fede viva e fiducia nel Signore, poiché il vostro carico viene da Dio, e Dio vi sta sempre vicino.
Il vostro zelo non sia volubile, non incostante, non a salti, non indipendente, né insubordinato alla disciplina la più rigida, quale deve essere la vera disciplina religiosa; ma sia zelo fervente, costante, illuminato: zelo grande e infiammato, ma prudente nella carità.
Ci vuole un illuminato spirito di intrapresa, se no certe opere non si fanno; la vostra diventa una stasi, non è più vita di apostolato, ma è lenta morte o fossilizzazione. Avanti, dunque!
Non si potrà fare tutto in un giorno, ma non bisogna morire né in casa, né in sacrestia: fuori si sacrestia!
Non perdere d’occhio mai né la chiesa né la sacrestia, anzi il cuore deve essere là, la vita là dove è l’Ostia; ma, con le debite cautele, bisogna che vi buttiate ad un lavoro che non sia più solo quello che fate in chiesa.
Via ogni pusillanimità, sotto la quale si nasconde, talora, la pigrizia e la piccolezza d’animo. La pusillanimità è contraria allo spirito del nostro istituto, che è ardito e magnanimo.

Brano di lettera inviata 
ai confratelli in Brasile il 12/12/1930