Pianta unica con molti rami

La Famiglia Orionina a 100 anni dall’inizio della prima apertura missionaria

Campocroce (Venezia) 3 settembre 2013

Carissimi confratelli

Deo gratias!

Scrivo questa lettera circolare alla vigilia dell’anno centenario della partenza dei primi missionari inviati da Don Orione in Brasile. Esattamente il 17 dicembre 1913, alle ore 16, i primi missionari orionini partirono da Genova diretti in Brasile sulla nave “Tomaso di Savoia”; sbarcarono al porto di Santos, il 29 dicembre del 1913, e giunsero poi in treno alla destinazione, Mar de Espanha, nello Stato di Minas Gerais, il 2 di gennaio del 1914.

Quella partenza fu la prima apertura della Congregazione oltre i confini dell’Italia. È una data importante perché segna l’inizio dell’abbraccio dei popoli nel nome e nello spirito di Don Orione. A tanti altri popoli è giunto successivamente l’abbraccio di Don Orione! Oggi siamo presenti in 32 nazioni.

Questo anno centenario riguarda tutta la Famiglia Orionina, in tutte le nazioni e di tutte le categorie, FDP, PSMC, ISO, MLO e Laici. Così, appena terminato l’Anno della Fede, la Piccola Opera della Divina Provvidenza celebrerà l’Anno Missionario Orionino, dal 20 ottobre 2013 all’8 dicembre 2014.[1]

Con la celebrazione dell’Anno Missionario Orionino ci proponiamo tre scopi: 1. ringraziare il Signore per la storia della Congregazione che è in se stessa una storia di missione; 2. celebrare le nostre comuni origini e l’unità della Famiglia Orionina nel mondo con un rinnovato impegno di fedeltà creativa al Carisma; 3. ravvivare l’ardore missionario tipico della nostra identità orionina, anche in risposta ai continui appelli di Papa Francesco per una “Chiesa missionaria”.

Ogni iniziativa spirituale e pubblica, personale e comunitaria, congregazionale e civile, farà del bene a noi e alla gente tra cui viviamo. Noi religiosi celebriamo l’Anno Missionario Orionino non solo come un evento storico da ricordare con iniziative esterne, ma soprattutto come un evento interiore, come un richiamo vocazionale a tornare “alle fonti” della radicalità e centralità di Cristo, del Vangelo, della carità, della salvezza delle Anime.

La nostra identità è qui, la gloria di Dio e la nostra felicità è qui: nella santità e nella missione a salvezza delle Anime.

In questa lettera circolare, dal titolo “Pianta unica con molti rami”, desidero offrire qualche spunto per celebrare le nostre comuni origini e l’unità della Famiglia Orionina nel mondo affinché ciò sia di stimolo per un rinnovato impegno di fedeltà creativa al carisma.

Nell’iniziare questa lettera non trovo di meglio che riportare per intero lo scritto con cui Don Orione stesso presenta l’identità e la missione della Piccola Opera della Divina Provvidenza.[2]  È uno specchio nitido in cui possiamo vedere il volto di Don Orione e il nostro volto di religiosi, religiose e laici di oggi.

I.      LA PICCOLA OPERA  DELLA DIVINA PROVVIDENZA

              Che cosa è?

E’ un umile Congregazione religiosa, moderna nei suoi uomini e nei suoi sistemi, tutta e solo consacrata al bene del popolo e dei figli del popolo, affidata alla Divina Provvidenza.

Nata per i poveri, a raggiungere il suo scopo essa pianta le sue tende nei centri operai, e di preferenza nei rioni e sobborghi i più miseri, ai margini delle grandi città industriali, e vive, piccola e povera, tra i piccoli e i poveri, fraternizzando con gli umili lavoratori, confortata dalla benedizione della Chiesa, dal valido appoggio delle autorità e da quanti sono spiriti aperti ai nuovi tempi di cuore largo e generoso.

Al popolo essa va, più che con la parola, con l’esempio e l’olocausto d’una vita dì e notte immolata con Cristo ,all’amore e alla salvezza dei fratello.

Pur vivendo un’unica fede, pur avendo un’anima e un cuor solo e unità di governo, sviluppa attività molteplici, secondo le svariate necessità degli uomini, ai quali va incontro, adattandosi per la carità di Cristo, alle diverse esigenze etniche delle nazioni tra cui la mano di Dio la va trapiantando.

Essa non è, dunque, unilaterale, ma, pur di seminare Cristo, la fede e la civiltà, nei solchi più umili e bisognosi della umanità, assume forme e metodi differenti, crea e alimenta diversità di istituzioni, valendosi, nel suo apostolato, di tutte le esperienze e dei suggerimenti, che attinge dalle locali autorità.

         Suo programma: la carità

   Suo anelito è la diffusione, tra il popolo, dell’Evangelo e dell’amore al dolce Cristo in terra, nonché uno spirito più vivo e più grande di fraterna carità tra gli uomini, rivolto ad elevare, religiosamente e socialmente, le classi dei lavoratori, a salvare da ideologie fatali i diseredati, ad edificare ed unificare i popoli in Cristo.

 Suo campo è la carità, però, nulla esclude della verità e della giustizia, ma la verità e la giustizia fa nella carità.

 La Piccola Opera vuole servire e servire con l’amore: essa, Deo adiuvante, si propone di attuare praticamente le opere della misericordia a sollievo morale e materiale dei miseri.

 Sua vita è amare, pregare, educare l’orfanità e i più derelitti figli del popolo alla virtù e al lavoro; è patire e sacrificarsi con Cristo.

 Suo privilegio è servire Cristo nei poveri più abbandonati e reietti.

 Grido suo è il «Charitas Christi urget nos» di san Paolo, e suo programma il dantesco: La nostra carità non serra porte.

 Essa, perciò, accoglie e abbraccia tutti che hanno un dolore, ma non hanno chi dia loro un pane, un tetto, un conforto: si fa tutto a tutti per tutti trarre a Cristo.  Ond’è che, sorta da un palpito vivificante di quell’amore che è sempre desto e sempre pronto a tutti i bisogni dei fratelli doloranti, questa Piccola Opera della Divina Provvidenza vuol essere quasi una corrente di acque vive e benefiche, che dirama i suoi canali ad irrigare e fecondare di Cristo gli strati più aridi e dimenticati.

           E’ opera di Dio

Essa è una pianta novella, sorta ai piedi della Chiesa e nel giardino d’Italia, non per opera di uomo, ma sì da un soffio divino della bontà del Signore.

E, di anno in anno, sviluppandosi, alla luce e al calore di Dio, a conforto di migliaia e migliaia di corpi e di spiriti è pianta unica, ma con diversi rami, vivificati tutti da un’unica linfa, tutti rivolti al cielo, fiorenti d’amore a Dio e agli uomini.

 E’ questa, forse, la minima tra le Opere di fede e di carità, sgorgate dal Cuore di Gesù, ma non vuole essere seconda a nessuna nel consumarsi di amore a servizio della Chiesa, della Patria e del popolo.  Tutto ci dice che solo Dio è che l’ha suscitata e la va estendendo, malgrado la nostra miserabilità, attraverso prove quanto mai dolorose e pur «per ignem et aquam», certo per dare aiuto di fede a noi, uomini di poca fede.

            E’ opera di fede

 In un’epoca di positivismo, di terrene cupidigie e di danaro, la Piccola Opera della Divina Provvidenza si propone, dunque, auspice la Vergine Celeste, di asciugare molte lacrime, di elevare le menti e i cuori a quel Bene che non è terreno, che solo può riempire e fare pago di sé il cuore di ogni uomo, e di modestamente cooperare, in umiltà grande e d’in ginocchio ai piedi di Roma, a mantener fedele o a ricondurre il popolo alla Chiesa e alla Patria, a salvare i piccoli, gli umili, i più insidiati o più sofferenti fratelli in Cristo.

            Laus Deo!

   II.   IL CARISMA ORIONINO È CATTOLICO

Don Orione afferma che quella “pianta novella e unica”, la Piccola Opera della Divina Provvidenza, che “di anno in anno, va sviluppandosi, alla luce e al calore di Dio, a conforto di migliaia e migliaia di corpi e di spiriti“, è “opera di Dio” e che “solo Dio è che l’ha suscitata e la va estendendo, malgrado la nostra miserabilità”. Questa era la coscienza di Don Orione a riguardo della Piccola Opera.

Anche noi, quando parliamo di Don Orione, di noi, della Congregazione, quando facciamo feste o celebriamo anniversari, quando ci troviamo in assemblee o capitoli, sempre dobbiamo partire da questa coscienza: il carisma, la Piccola Opera della Divina Provvidenza è “opera di Dio”. Quale conforto e quale responsabilità!

Se, nel 2013, noi orionini e orionine possiamo celebrare il centenario della Piccola Opera della Divina Provvidenza, pianta unica con molti rami, sentendoci famiglia, con un unico spirito e missione da un capo all’altro del mondo, è perché siamo “opera di Dio”,[3] “vivificati tutti da un’unica linfa”, dal carisma che è “una scintilla di Dio”.

Nell’anno centenario in cui celebriamo l’apertura ai popoli della nostra Congregazione con l’invio dei primi missionari, credo sia utile soffermarsi a considerare la “santità” e la “cattolicità” del carisma orionino.

Carisma cattolico significa carisma universale, “di tutti e per tutti”, come è Gesù, come è il Vangelo e la Chiesa,  da cui il carisma viene e a cui porta. La “cattolicità” di un carisma è uno dei segni della sua origine divina.[4]

Il carisma orionino ha già dato prova della sua cattolicità perché è stato assunto da diversi popoli (oltre trenta nazioni), ha dato forma alla vocazione di diverse categorie di persone (religiosi, sacerdoti, contemplativi, suore, laici consacrati, associati o singoli), ed è stato capace di incarnarsi in diverse epoche e culture della storia.[5]

  1.Cattolico perché aperto a tutti i popoli

Mi capita spesso di dire che Don Orione è nato italiano ed è morto cattolico, cioè universale. Don Orione nacque in Italia e fu sempre fiero della sua italianità. Però poi egli parlava di “Argentina, mia seconda patria”, di “Polonia, nazione prediletta a me tanto cara”, di “Brasile, per il quale quello che non ho potuto fare da vivo lo farò da morto”. E non lo diceva per captatio benevolentiae, ma per effetto della sua paternità carismatica.

Anche la Congregazione orionina è nata in Italia ed è diventata cattolica, presente in molte nazioni del mondo. Non si può dire se oggi sia più italiana o argentina, più brasiliana o polacca, più spagnola o malgascia, o filippina. No, è cattolica. Ciò non dipende solo dalla provenienza o dal numero dei membri, ma dalla qualità evangelica e cattolica del carisma.

Vale anche per ciascuno di noi. Quando il carisma è assunto spiritualmente, sviluppa un’apertura cattolica, una tensione alla comunione aperta a tutti i popoli. Non ci sono stranieri. “Noi amiamo la nostra Patria, e come! ma tutto il mondo è patria pel figlio della Divina Provvidenza, che ha per patria il Cielo”, scriveva Don Orione.[6]  Questo è il risultato della fraternità carismatica.

Nel celebrare il centenario della “pianta unica con molti rami”, ricordiamoci che la comunione cattolica della famiglia orionina è innanzitutto il frutto della fedeltà spirituale allo spirito di Don Orione,  al carisma, alla linfa divina che le dà vitalità.

  2.Cattolico perché aperto alle diverse  epoche e culture

Il carisma si incarna nella storia e da questa è nutrito, condizionato e sviluppato. Il carisma entra in dialogo con i diversi contesti sociali e culturali che si susseguono e si ri-esprime, con nuove difficoltà e opportunità, adattamenti e cambiamenti. Mantiene la sua identità rinnovandosi.

Don Orione stesso affrontò varie inculturazioni. La prima inculturazione del carisma avvenne nell’Italia della “questione romana”, della separazione Stato – Chiesa, dell’isolamento della Chiesa, superato poi con un movimento “fuori di sacrestia”, con nuovo stile e azione popolare. Nell’Italia della grande fioritura di azione sociale (fino al 1914, inizio della prima guerra mondiale), Don Orione promosse un nuovo stile di essere preti, “santi della Chiesa e della salute sociale”;[7] aperse soprattutto scuole, colonie agricole. Poi, nel clima e nelle condizioni del ventennio fascista (1922-1943), Don Orione e la Congregazione si rivolsero molto agli orfani, ai poveri, alle categorie più abbandonate, sorsero i Piccoli Cottolengo.

Morto il Fondatore nel 1940, il carisma ha dovuto affrontare nuove e ancor più diversificate inculturazioni, rimanendo se stesso, vivo e capace di nuovi frutti. Solo accennando all’Italia, la Congregazione, durante l’epoca della “ricostruzione sociale” seguita alla seconda guerra mondiale, ha vissuto la sua carità ecclesiale verso i più poveri aprendosi a nuovi bisogni con decine di opere per orfani, mutilatini e disabili, scuole professionali e case del giovane lavoratore. Quest’epoca è finita nell’Italia attuale.

Ora, all’inizio del XXI secolo, le questioni sociali ed ecclesiali dominanti sono differenti: mondialità e globalizzazione,  frammentazione e liquidità sociale e culturale, relativismo e nuova etica globale, individualismo e comunicazione virtuale, e altre. Questo è il nostro mondo. “Facciamoci il segno della croce e gettiamoci fidenti nel fuoco dei tempi nuovi”.[8] Per un presente che abbia futuro, occorre pensare a una nuova inculturazione del carisma nei suoi aspetti spirituali e operativi.[9]

Passano le generazioni, mutano le culture, nuovi modelli si affermano. Il Vangelo vissuto dalla Chiesa ha tutto per rimanere vitale e proattivo. Anche il carisma evangelico vissuto dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza ha la vitalità intrinseca delle cose di Dio e “noi, per quanto minimi, dobbiamo portare il contributo di tutta la nostra vita” alla salvezza di questo nostro mondo, amato da Dio e per il quale Cristo ha versato il suo sangue.

  3.Cattolico perché aperto a tutte le categorie del popolo di Dio

È noto che fin dagli inizi della fondazione, Don Orione concepì l’Opera, che andava crescendo da quell’impulso spirituale che egli si sentiva dentro, come aperta alle diverse categorie del popolo di Dio. Di fatto, fin dagli inizi Don Orione è seguito e condivide il suo “spirito” con uomini e donne, religiosi e laici, attivi, contemplativi e sposati.

 Quando il 21 marzo 1903, giunse il riconoscimento canonico diocesano dell’Opera della Divina Provvidenza, questa comprendeva i Figli della Divina Provvidenza,  religiosi “distinti in due classi, quella dei laici e quella dei sacerdoti”[10] e anche quei laici che “avrebbero desiderato fare i voti, se fosse loro concesso”.[11] Con qualche problema con il diritto canonico, già nei primi scritti carismatico-giuridici, Don Orione descrive la Piccola Opera della Divina Provvidenza come una “famiglia di famiglie”, come “pianta unica con diversi rami”.[12]

 Poi, nel 1915, diede avvio alla congregazione religiosa femminile delle Piccole Suore Missionarie della Carità, “un ramo della Piccola Opera della Divina Provvidenza”,[13] con l’ulteriore ramificazione delle Sacramentine  adoratrici non vedenti, fondate nel 1927.

 Don Orione guidava e formava tanti laici come discepoli; li  valorizzava nelle opere di bene; li chiamava con verità spirituale “figli” e “fratelli” e li considerava membri della “Piccola Opera della Divina Provvidenza”. Si trattava di singole persone ma anche di aggregazioni come le Dame della Divina Provvidenza (1899), gli Ascritti e Figli adottivi dei quali  parla nelle Costituzioni del 1904 e del 1911,[14] gli Ex allievi (1934) e gli Amici (1940). Successivamente, quando il diritto canonico aprì nuove possibilità, fu costituito l’Istituto Secolare Orionino (1959), mentre i laici, orionini a vario titolo, sono oggi coordinati nel Movimento Laicale Orionino (1997).

 Dopo avere detto che il carisma orionino è cattolico, perché è una “scintilla dello Spirito Santo” e che la fondazione “è opera di Dio”, e “della Madonna, Madre e celeste fondatrice”, come aggiungeva Don Orione, viene da domandarsi: può venir meno il carisma? Può cessare di vivere la “pianta unica con molti rami” che del carisma si alimenta come di linfa divina?

Sono interrogativi che ci inducono a realismo e responsabilità.  Il carisma è frutto dell’azione dello Spirito nelle coscienze e nei cuori del Fondatore come dei discepoli. È qualcosa che accade se si è docili alla sua opera.  La forza e la vitalità del carisma dipende dunque dalla sua origine santa, da una parte e, dall’altra, dipende dalla fedeltà carismatica di coloro che oggi ne sono eredi, dalla qualità della loro vita cristiana, dalla santità.

III.   LA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA NEL MONDO

Dopo aver considerato che il carisma ricevuto e trasmesso da Don Orione è cattolico, cioè aperto a tutti i popoli, a tutte le epoche storiche e a tutte le categorie, portiamo la nostra attenzione sulla storia e la geografia della sua diffusione. Ci sono già stati interessanti convegni e studi che hanno cercato di descrivere l’accadere di questa diffusione.

Mi pare di poter affermare che l’espansione nel mondo della Piccola Opera della Divina Provvidenza è avvenuta soprattutto per il vigore del carisma (e di quanti lo vivevano), che si è impiantata in molte nazioni, facendosi strada nell’intreccio delle condizioni storiche concrete che hanno collegato bisogni e doni, limiti e possibilità, progetti e “fantasia della carità”.

Ora, a distanza di 100 anni, vediamo un certo disegno d’insieme, ma la Piccola Opera della Divina Provvidenza nel mondo dà ancora l’impressione di essere un ricamo di cui noi vediamo solo il retro, cioè un rimescolio un po’ caotico di fili. Visto da sotto, dalla prospettiva umana, il disegno della Divina Provvidenza che tutto dispone, assume, purifica e sviluppa, è solo intuibile da una serie di linee o di aree, più o meno consistenti e ordinate, anche se non è del tutto chiaro. I fili, i protagonisti umani del disegno, si incontrano, si congiungono, ognuno facendo il suo pezzettino, spesso senza nemmeno ben capire perché deve essere proprio lì. Alcuni fili vengo recisi e non ricompaiono più. Altri vengono spostati e sbucano da tutt’altra parte, ricominciando daccapo. Qualche filo non basta per completare il disegno e allora viene annodato ad un altro filo che, simile a lui, completerà il lavoro. Qualche filo resta anche sospeso in attesa di essere ripreso per trovare il suo posto.

Si può dire qualcosa della storia dell’espansione Piccola Opera nel mondo, si può anche accennare a fatti, persone, luoghi, eventi, date, numeri. Ciò serve per intuire qualcosa del disegno di Dio e per lodare la Mano di Dio che si serve di “noi poveri stracci della Divina Provvidenza”, ben sapendo che “ove finiscono i nostri stracci e la nostra miseria, là incomincia la ricchezza infinita della Provvidenza del nostro buon Padre celeste, del nostro Dio!”.[15]

  1.La preistoria missionaria orionina

Si fa iniziare la storia missionaria della Piccola Opera della Divina Provvidenza con la data del 17 dicembre 1913, giorno della partenza dal porto di Genova per il Brasile dei primi missionari. Ne celebriamo il centenario. In realtà, quell’avvenimento storico ha avuto la sua preparazione in molti altri eventi spirituali e fatti concreti di Don Orione e dei suoi primi discepoli.

Don Orione stesso riconosceva come primo evento della nostra preistoria missionaria, riconosceva essere stato il suo noto sogno della “Madonna dal manto azzurro”, quando ancora era giovane chierico, dopo la chiusura del suo oratorio di Tortona, nel luglio 1893. Don Orione ricavò da quel sogno una chiara indicazione missionaria ad gentes. Vide il grande manto della Madonna che “s’allargava, così che non si distinguevano più i confini”, “che copriva tutto e tutti fino all’orizzonte lontano”, “ragazzi di molti diversi colori, il cui numero si andava straordinariamente moltiplicando… la Madonna si volse a me indicandomeli”. Scrivendo al vescovo Bandi, aggiunse chiaramente: “ricordando che di cinta non ce n’era, e che erano di varî colori, ho capito che sono le missioni, e l’ho capito in un momento di preghiera come se fosse stato un lume improvviso che N. Signore m’avesse mandato”.[16]

Anche nella lettera del 4 aprile 1897 all’amico Don Carlo Perosi, futuro Cardinale, scriveva: “Sento che ho bisogno di correre per tutta la terra e per tutti i mari e mi pare che la carità immensa di Nostro Signore Gesù darà vita a tutte le terre e a tutti i mari e tutti chiameranno Gesù Cristo”. Aveva 25 anni.

Non era solo uno sfogo poetico. Don Orione, di fatto solcò il mare, per il viaggio nel 1898 in Sicilia, “lontana” non solo geograficamente dal suo Piemonte. [17] A 26 anni, fu il suo primo grande viaggio con scopi e sentimenti di missionario.[18]

Nel “Piano e programma della Piccola Opera”, presentato in data 11 febbraio 1903 a Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona, Don Orione presenta un progetto, o meglio, una disponibilità missionaria a tutto campo: Al n. 4, Don Orione si dichiara pronto “a seguire sempre con la Divina Grazia gli ordini e desideri che Egli (il Papa) si degnerà manifestare in qualsiasi parte del mondo” e al numero 5: “L’Opera della Divina Provvidenza… è pronta a recarsi ovunque al Santo Padre piacesse di inviarla”. Non presenta un progetto umano di espansione, ma si mette nelle mani della Chiesa e della Provvidenza per i loro disegni di salvezza delle Anime.

La storia missionaria ad gentes di Don Orione è maturata nel cuore e nella volontà prima che nei fatti e nei viaggi, nella preghiera prima che nei progetti. In questo senso, vanno collocati altri due eventi significativi.

Nel 1905, invitato insistentemente ad andare in Brasile, scrive alla Madre Michel Grillo: “Sono disposto ad andare in Brasile quando ciò sia necessario per la gloria di Dio. Non conosco la lingua, non so nulla, però la carità parla una lingua sola e tutte le lingue… Non mi pare che si debba abbandonare l’America, ma che si debba salvarla. Mi rallegrerò molto e benedirò il Signore il giorno in cui la Divina Provvidenza mi portasse a piantar le tende in Brasile”.[19]

Nel 1908, ebbe la sua prima missione “nella Patagonia romana, fuori porta San Giovanni”. Il fatto si può raccontare come un fioretto, ma fu una autentica missione. Don Orione era andato dal Papa per farsi affidare una “missione” e Pio X gli chiese di andare nella periferia di Roma fuori Porta San Giovanni che, ad inizio ‘900, era ritenuto un vero luogo di missione per povertà e desolazione, per bisogno di evangelizzazione e di elevazione morale: “E’ quella la tua Patagonia! Là c’è tutto da fare”. Guardando a come Don Orione si comportò e impostò quella missione, si nota che egli attuò la metodologia missionaria che unisce opere di culto con opere di carità. Il 25 marzo 1908, venne inaugurata la prima povera cappella; poi nel 1914 si aperse un orfanotrofio, poi la scuola “San Filippo”, poi la grande e bella chiesa di Ognissanti. E’ il classico sviluppo di una missione “ad gentes” che si ripete ancor oggi in molte nostre missioni.

E arriviamo al 1913, quando ci fu la prima missione di orionini fuori dell’Italia. Il 17 dicembre 1913 partono i primi missionari per il Brasile.

La prima tenda missionaria fu piantata in Brasile a Mar de Espanha, il 2 gennaio 1914. Si trattò di una prima minuscola spedizione. Dal porto di Genova partirono Don Carlo Dondero, il religioso fratello Carlo Germanò, e il signor Giulio, un laico[20].

Ho avuto la grazia di visitare l’umile casa degli inizi a Mar de Espanha, nello stato di Minas Gerais. E’ conservata ancora quasi come ai tempi dei primi missionari e della presenza di Don Orione. Fu un primo umile inizio.

  2.Don Orione missionario

Non solo la Piccola Opera della Divina Provvidenza è missionaria fin dagli inizi, ma ha avuto un Fondatore missionario. Don Orione fu missionario di impulso proprio e diede impulso missionario alla Congregazione. Fece due viaggi in America Latina, con permanenze significativamente lunghe nel tempo (4 agosto 1921 – 4 luglio 1922) e 24 settembre 1934 – 24 agosto 1937) ed estese a Brasile, Argentina, Uruguay e Chile.

Mi fa sempre pensare il fatto che andò in America Latina quando la Congregazione era non era ancora solida per numero e organizzazione. Era ancora in grandi necessità e ristrettezze di personale: c’erano 16 case e poteva contare solo su 31 sacerdoti, 20 chierici, 5 eremiti e 2 fratelli coadiutori.

Dagli umili inizi missionari della nostra Congregazione si possono ricavare due indicazioni valide anche per noi oggi, a distanza di 100 anni. La prima: la missione ad gentes fa parte integrante della costituzione della Congregazione fin dagli inizi. La seconda: Don Orione non iniziò la missione perché la Congregazione era sviluppata; mandò in missione per sviluppare la Congregazione.[21]

Nel clima dell’Anno Missionario Orionino che celebra l’unità e la missione della Piccola Opera della Divina Provvidenza nel mondo, dedico la seconda parte della Lettera per ricordare almeno l’anno e l’inizio di fondazione della Famiglia orionina nelle singole nazioni. Darà occasione a tutti di fare un giro storico-geografico per conoscere la nostra cara Famiglia Orionina.

  3.La Congregazione in missione

ITALIA (1893)

Come data di nascita della Congregazione in Italia è da considerarsi  il 15 ottobre 1893, giorno dell’apertura del Collegio di San Bernardino, la prima casa propria, con una attività ed economia autonoma, con il chierico Orione direttore e responsabile diretto. Questo primo germoglio aveva già in sé tutte le potenzialità della “pianta unica con molti rami” sviluppatasi in Italia con le molteplici case e attività della Famiglia Orionina, presente e rappresentativa di tutte le sue Componenti: Figli della Divina Provvidenza (sacerdoti, fratelli, eremiti), Piccole Suore Missionarie della Carità (attive e sacramentine adoratrici), Istituto Secolare e Movimento Laicale con le molteplici associazioni di ieri e di oggi.

BRASILE (1914)

È il primo Paese fuori dell’Italia in cui giungono gli orionini. Data di fondazione della Congregazione in Brasile è da considerarsi il 2 gennaio 1914, giorno in cui i primi tre missionari, partiti da Genova il 17 dicembre, giunsero in treno a Mar de Espanha provenienti dal porto di Santos. La prima casa fu aperta l’11 febbraio successivo e fu dedicata all’Immacolata di Lourdes. In questa casa, Don Orione giunse poi il 28  agosto 1921, vi rimase per un tempo prolungato svolgendo le attività tipiche di missionario. Le opere presero sviluppo soprattutto in occasione della seconda visita di Don Orione nel 1934-1937. Le Piccole Suore Missionarie della Carità giunsero nel 1937. La Congregazione si sviluppò sempre più fino alle attuali due province dei FDP e una delle PSMC.

ARGENTINA (1921)

Se per inizio consideriamo l’arrivo di Don Orione in Argentina, allora la data è il 13 novembre 1921, quando egli giunse a Buenos Aires, ospitato dai Redentoristi di Calle Paraguay 1204. Ma la prima casa propria della Congregazione, a Victoria, fu aperta il 12 febbraio 1922, essendo presente Don Orione che celebrò la Messa nella chiesa dedicata a “Nostra Signora della Guardia”. Poi gli sviluppi furono molteplici, soprattutto per l’impulso di Don Orione durante la sua seconda permanenza negli anni 1934-1937. Anche le PSMC, arrivate nel 1930, ebbero una grande fioritura. L’Argentina, tanto amata da Don Orione, è oggi è uno dei Paesi di più significativa presenza della Famiglia Orionina in tutte le sue componenti.

PALESTINA (1921)

Nell’agosto 1921, Don Orione, su invito del patriarca di Gerusalemme Mons. Barlassina, inviò Don Adaglio, Fra Giuseppe e il chierico Gismondi per assumere la Colonia agricola di Rafat, nella valle del Sorek. Nel maggio del 1925, si aprì un’opera anche a Cafarnao con colonia agricola e chiesa. Vari problemi portarono al ritiro da Rafat nel 1927 e da Cafarnao nel 1931.

POLONIA (1923)

Dopo i contatti avuti da Don Orione con sacerdoti polacchi a Roma, nel gennaio 1923, mandò in Polonia don Aleksander Chwilowicz, in seguito raggiunto da Don Biagio Marabotto. Data importante degli inizi in Polonia è il 29 gennaio 1924, quando il Vescovo di Wloclawek concesse il permesso alla Piccola Opera di costituire una propria Casa, a Zdunska Wola e di svolgervi il proprio apostolato. Nel 1940, la Polonia orionina divenne Provincia. Quasi subito si iniziò anche a formare un gruppetto di vocazioni di ragazze, tanto che l’8 dicembre 1929 alcune di esse iniziarono il Noviziato come Piccole Suore Missionarie della Carità a Tortona. Anche la Polonia è oggi sviluppata con la presenza dei vari “rami” della Famiglia Orionina.

RODI (1925)

Il pioniere di Rodi fu Don Bruno Camillo. Il 14 settembre 1925 fu aperto l’orfanotrofio “Cavalieri di Malta” di Acandia. Vari confratelli si succedettero qui e nella vicina colonia agricola “Casa dei Pini”. Per le mutate condizioni politiche, nel 1948 l’Ospizio di Acandia passò in mani greche e, nel 1949, Don Gismondi, ultimo religioso orionino a Rodi, partì con i pochi orfani rimasti per l’Italia.

URUGUAY (1929)

Don Orione fece solo una sosta al porto di Montevideo nel 1921, prima di poter raggiungere Buenos Aires. Per motivi burocratici si trattenne per alcuni giorni e Don Orione ne profittò per alcuni contatti con il Vescovo e altre persone della città.

Data di inizio della Congregazione è però l’anno 1929 quando, su richiesta dell’Arcivescovo Aragone, Don Orione inviò a Montevideo Don Giuseppe Montagna, Don Vincenzo Errani e Don Francesco Castagnetti che si stabilirono in una proprietà donata dalla signora Bonello de Aguerre e vi iniziarono un’opera sociale. Il 20 novembre 1930, l’Arcivescovo autorizzò la fondazione della casa a La Floresta. Nel 1934, Don Pietro Migliore prese la cura della parrocchia “San Carlos” in Montevideo. Nel 1961, fu avviato il Piccolo Cottolengo. Le PSMC arrivarono a Montevideo nel 1933, accasandosi e prestando servizio nel seminario diocesano; poi si trasferirono a La Floresta; nel 1946, avviarono il Piccolo Cottolengo femminile di Montevideo.

SPAGNA (1930)

La prima apertura della Congregazione in Spagna risale alla volontà diretta di Don Orione quando, nel 1930, vi inviò Padre Ricardo Gil Barcelón che, assieme al postulante Antonio Arrué Peiró, a Valencia, fu ucciso in odio alla fede il 3 agosto 1936.

Dopo che la prima tenda orionina fu così drammaticamente spazzata via, si dovrà aspettare la fine della guerra mondiale e la riorganizzazione della Congregazione prima di giungere all’insediamento in Spagna. Iniziatori furono lo spagnolo P. Martino Remis e l’italiano Don Lorenzo che vi giunsero nel 1955. Si cominciò con una “questua delle vocazioni” e, il 13 ottobre 1956, venne aperta la prima casa a Posada de Llanes. Seguì, nel 1957, l’apertura a Dicastillo e a Cascante e, più tardi, nel 1966 a Fromista, nel 1967 a Madrid, nel 1980 a Valencia-Manises.

USA ( 1934)

Dopo i primi contatti, Mons. Chartrand, vescovo di Indianapolis, che accolse la Piccola Opera nel suo territorio con lettera del novembre 1933. Nel 1934, Don Orione invia negli Stati Uniti d’America l’intraprendente Don Aleksander Chwilowicz, seguito da Don Ottavi e Don Michalski. Avuto un vecchio monastero benedettino a Jasper, nell’Indiana, lo trasformarono in una “Divine Providence Home”  in favore di anziani e poveri.

A Boston, nel 1953, si ebbe l’apertura della “Don Orione Home” poi affiancata dal Santuario di “Maria Queen of the Universe” con la bella statua della Madonna di Arrigo Minerbi. Ulteriori sviluppi di opere si ebbero a Bradford e New York.

INGHILTERRA (1935)

Dopo un viaggio esplorativo di Don Gaetano Piccinini nel 1935, il primo sacerdote orionino ad arrivare in Gran Bretagna per svolgere apostolato tra gli immigrati italiani fu Don Adriano Calegari seguito da Don Luciano Pesce Maineri; la residenza fu a Swansea, la seconda città del Sud Galles. La presenza, interrotta durante la seconda guerra mondiale, fu ripresa con Don Paolo Bidone nell’aprile 1949 con l’apertura della Fatima House a Londra.

ALBANIA (1936)

Nell’ottobre del 1936, fu avviata la presenza in Albania con Don Sante Gemelli e Don Giulio Spada, a Shjiak; seguirono un orfanotrofio a Scutari (1939), un’azienda agricola a Bushati e la parrocchia di Kalimeti. In clima di persecuzione religiosa, la Congregazione fu costretta a lasciare l’Albania il 20 gennaio 1946. Vi ritornò il 18 ottobre 1992, installandosi a Elbasan, Shiroka e Bardhaj.

 CITTÀ DEL VATICANO (1940)

Nel 1940, fu affidato alla Congregazione orionina il servizio dei Telefoni e successivamente delle Poste vaticane. Don Orione stesso preparò con cura l’inizio di questa attività destinandovi i primi 5 religiosi: “Bortignon Felice, Contoli Giuseppe, Dalla Libera Giovanni, Mattei Raffaele e Scarsoglio Francesco. Sono buoni figli che daranno buon esempio ed edificazione”. Iniziarono il servizio il 1 febbraio 1940. La comunità religiosa risiede anche attualmente nella Città del Vaticano, preposta alla gestione delle Poste e Telegrafo.

CILE (1942)

Don Orione vi giunse con un coraggioso viaggio in aereo oltre le Ande e vi soggiornò dal 30 gennaio al 9 febbraio 1936.  Ma il vero inizio si ebbe il 12 maggio del 1942 con l’arrivo a Santiago di Don José Zanocchi, Don Gino Carradori e Don Raul Morlupi. L’anno successivo si acquistò la proprietà di Los Cerrillos su cui sorsero scuola, Piccolo Cottolengo e parrocchia. Quasi subito giunsero anche le prime PSMC. Seguirono le aperture dei centri di Quintero, Los Angeles e Rancagua.

 SVIZZERA (1951)

In Svizzera si giunse nel 1951, in una villa di Lopagno, nel Cantone Ticino, trasformata in casa per disabili con limiti mentali in regime di residenza. Vi collaborarono anche le PSMC fino al 1991. La comunità lasciò la residenza di Lopagno nel 2008, però vi continua l’opera.

FRANCIA (1952)

I primi due primi orionini a installarsi in Francia furono Don Antonio Pilotto e Don Giovanni Sari. Era l’11 febbraio 1952. In Francia, ci furono piccole presenze a Casseneuil (1952-1958), poi a Saint Ouen (1956-1993), Plailly (1978-1992), Annecy, Persan, ma senza mai giungere a sviluppo consistente per vocazioni e attività.

AUSTRALIA (1959)

In Australia alcuni confratelli polacchi si dedicarono soprattutto alla pastorale tra gli emigrati polacchi: Don Wlodzmierz Michalski vi giunse nel 1959; nel 1963 giunse Don Stanilaw Antoniewicz. Operarono al St. Patrick College-Strathfield. Fu sempre una presenza molto esigua e non organizzata in comunità e opere religiose. Il ritiro definitivo avvenne nel 1999.

COSTA D’AVORIO (1971)

La Congregazione, dopo i primi contatti esplorativi, è ufficialmente in Costa d’Avorio dal 1971, quando fu affidata a Don Angelo Mugnai e Don Marino Collina la Parrocchia di Bonoua. Attualmente ci sono 4 comunità a Bonoua, 2 ad Anyama e 1 a Korhogo con molteplici attività pastorali e caritative, il santuario della Madonna della Guardia e un numero consistente di giovani religiosi ivoriani. Le PSMC sono arrivate in Costa d’Avorio il 20 novembre 1996 con una comunità ad Anyama.

IRLANDA (1972)

Dopo i contatti per una apertura a Dublino di Don Paolo Bidone, i primi religiosi a prendervi dimora fissa furono Don Vittorio Muzzin e Don Giuseppe Vallauri nel settembre 1972, ancora studenti all’Università Cattolica di Dublino. La Sarsfield House di Ballyfermot fu aperta nel maggio 1973 e divenne casa-famiglia per ragazzi con problemi sociali e di giustizia.

PARAGUAY (1976)

Il 1° di agosto del 1976, il vescovo Mons. Ramón Pastor Bogarín Argaña ricevette il primo sacerdote orionino Don Angelo Pellizzari; poco dopo si unirà P. Luis Cacciutto e fu assunta prima la cura pastorale di Itá Corá  e poi fu la vasta zona pastorale del Ñeembucú Sur, comprendente 4 parrocchie con 43 piccole comunità. Una seconda comunità fu aperta a Mariano Roque Alonso, nella periferia della capitale Asunción, che oggi ha la cura del Piccolo Cottolengo (1988) e della parrocchia “Sagrada Familia”.  Il 19 marzo 1983, giunsero nella missione anche le PSMC.

MADAGASCAR (1976)

L’11 novembre 1976, Don Agostino Casarin e Don Pietro Vazzoler, i pionieri, misero piede in Madagascar e assunsero il centro pastorale di Anatihazo. Nel 1989, si aprì ad Antsofinondry con l’impegno pastorale nel distretto di Namehana. Nel 1991, si andò a Faratsiho, centro di un distretto- parrocchia grande come una diocesi. Nel settembre del 2013, l’ultima apertura ad Ambanja, sulla costa settentrionale dell’Isola rossa. Le PSMC arrivarono in Madagascar il 1° gennaio 1988 ed ebbero una buona fioritura di vocazione e di opere.

CABO VERDE (1978)

Vi arrivarono le Piccole Suore Missionarie della Carità l’8 febbraio 1978 e iniziarono una prima comunità a Santo Antão e poi un’altra a Praia, due delle isole dell’arcipelago di Cabo Verde, nell’Oceano Atlantico. Il Figli della Divina Provvidenza, con l’arrivo di Padre Aparecido da Silva e di un Chierico il 28 gennaio 1988, si insediarono invece nell’isola di Sal. Vi rimasero fino 2008.

KENYA (1979)

Le Piccole Suore Missionarie della Carità cominciarono in Kenya, a Igoji, nel 1979. L’anno seguente si unirono anche le Sacramentine. Nuove attività caritative furono aperte a Mugoiri e Meru. I Figli della Divina Provvidenza giunsero nell’ottobre 1996, con Don Giuseppe Vallauri che si stabilì in una piccola casa a Langata, nella periferia della città di Nairobi, ove sorse il seminario; a Kaburugi e Kandisi siamo presenti con parrocchie e attività per disabili in zone rurali.

TOGO (1981)

La nostra presenza risale agli inizi del 1981, in Agadji (diocesi di Atakpamé), ove si rimase fino al luglio 1988. Nel 1987, si accettò dalla Diocesi di Dapaong un piccolo centro per handicappati al nord, a Bombouaka (1988), e la cura pastorale della parrocchia di Bogou (1989). I primi confratelli ad operare in Togo furono Don Giuseppe Bonsanto, Don Armando Corrado e Don Antonio Ieranò. Nel 2002, si iniziò una nuova comunità con parrocchia a Baga. Il 15 marzo 2009, anche le PSMC aprirono una comunità a Bombouaka. Nel settembre di quest’anno,  inizia una nuova presenza a Lomé, la capitale.

GERMANIA (1984)

Il 23 settembre 1984, nella cattedrale di Mainz, l’arcivescovo Karl Lehmann, abbracciò e diede il benvenuto a Don Stefano Ongari, nuovo “missionario” della comunità cattolica italiana della diocesi. L’anno seguente si unì Don Elvezio Baroni, che poi passò a Rüsselsheim. Il definitivo disimpegno della Congregazione in Germania avvenne il 21 febbraio 1998.

GIORDANIA (1984)

Don Giuseppe Tirello e Don Philip Kehoe giunsero nel 1984 a Zarqa. Ebbero un terreno nel limite della città con il deserto. Diedero vita ad un piccolo villaggio, con Centro professionale “St. Joseph” (19 ottobre 1986), la casa dei religiosi, il Foyer dell’accoglienza e il bel Santuario della Regina della pace, costruito come voto dopo la guerra del 1991.

VENEZUELA (1987)

Don Italo Saràn giunse dal Brasile a Barquisimeto il 13 giugno 1987 per assumere un’opera per disabili già esistente; subito dopo l’arcivescovo affidò anche la parrocchia di N.S. di Guadalupe. Le attività erano bene avviate quando si ebbe il tragico incidente d’auto in cui persero la vita don Italo Saràn con don Masiero, don Riva, e il giovane volontario Raffael Villanueva (25 ottobre del 1991). La missione fu poi affidata alla Provincia di Spagna. Nel 1993, fu aperta una nuova comunità a Caraballeda con parrocchia e varie opere sociali.

BIELORUSSIA (1990)

Caduto il comunismo sovietico nel 1989, durante la quaresima del 1990, don Zygmunt Ryzko, don Jósef Wojciechowski e don Stanislaw Pawlina andarono in Bielorussia per lavorare pastoralmente nella zona che faceva riferimento al santuario di Lahiszyn e alla diocesi di Pinsk. Nell’autunno del 1990, con l’arrivo a Lahiszyn di Don Miroslaw Zlobinski come parroco e aiutante della cattedrale di Pinsk, è cominciata la presenza stabile degli orionini in Bielorussia, poi ramificata con le attività pastorali a Kobryn, Iwanawa e Drohiczyn e l’apertura della casa di carità per persone anziane e povere.

FILIPPINE (1991)

Vi aveva già pensato Don Orione che, nel 1937, scrisse: “Sono anche in parola, ma non ho concluso ancora, per una missione alle Filippine, dove il Vescovo mi disse che c’è grande bisogno e grande miseria”. Ma la data storica da ricordare è il 5 ottobre 1991, quando i primi  orionini arrivarono nelle Filippine: Don Luigi Piccoli, Don Oreste Ferrari e due laici. Il 12 gennaio 1992, fu loro affidata la nuova parrocchia “Mother of Divine Providence”, nella difficile zona della discarica di Payatas, nella periferia di Manila. Sorsero poi il Piccolo Cottolengo e il seminario a Montalban e la nuova missione di Lucena. Le PSMC hanno iniziato la loro presenza nelle Filippine con l’arrivo delle prime tre suore a Manila il 28 gennaio 2004.

ROMANIA (1991)

La storia della Congregazione di Don Orione in Romania comincia all’indomani della caduta del muro di Berlino e del comunismo (1989). Dopo alcune visite nel 1990, il primo sacerdote orionino , Don Luigi Tibaldo, si stabilì ad Oradea, in Transilvania, il 19 giugno 1991. Oggi la presenza orionina è sviluppata anche a Iasi e a Voluntari, nella periferia di Bucarest. Le PSMC aprirono la loro prima comunità a Voluntari nel 1999.

MESSICO (1994)

Dopo l’esplorazione di Don Rinaldo Rodella nel luglio 1993, agli orionini fu affidato un centro pastorale a Nezahualcoyotl, in una periferia povera di Città del Messico. Qui arrivarono i primi tre orionini nel 1994 e assunsero la cura della parrocchia “N.S. de Talpa”, della scuola “Vasconcellos” e di altre attività socio-assistenziali, cui si aggiunse, nel 1997, l’”Hogar Caridad”. Una seconda comunità, ad Amecameca, ha poi aperto un Piccolo Cottolengo (2002) e assunto la parrocchia di Xoyatzingo.

RUSSIA (1992)

Le Piccole Suore Missionarie della Carità hanno iniziato la loro missione nel 1992, nella parrocchia dell’Immacolata Concezione di Maria a Smolensk, a circa 400 chilometri ad ovest di Mosca, svolgendovi opera di catechesi e assistenza ai malati nelle famiglie fino al 2010. Hanno lasciato la Russia nel 2010.

PERÙ (1993)

Le Piccole Suore Missionarie della Carità sono giunte nel 1993 in Perù, La Portada di Manchay, periferia della grande città di Lima, svolgendovi attività pastorale e di scuola materna.

UCRAINA (1994)

Vi sono giunte le Piccole Suore Missionarie della Carità, prima a Kowel (1994) e poi a Charkiv (1996). A Leopoli (L’viv), dal 16 ottobre 2001, fu aperta la prima tenda dei Figli della Divina Provvidenza in un appartamento di Via Pekarska 11. Pionieri sono da considerarsi Don Egidio Montanari e Don Moreno Cattelan, inseriti nella Chiesa di rito greco-cattolico. Una parrocchia e un centro di attività caritative sono state inaugurate il 25 maggio 2009 in un quartiere popolare di Leopoli.

BURKINA FASO (1999)

Nel settembre 1999, Don Giuseppe Bonsanto fu inviato a Ouagadougou con lo scopo di aprirvi una casa di formazione, inaugurata nel 2002, e un centro riabilitativo, pronto nel 2004. Più recentemente, il 20 novembre 2010, una nuova comunità ha cominciato la sua presenza a Tampellin, con un dispensario medico e attività pastorale nei poveri villaggi della savana.

INDIA (2001)

Dopo alcune esplorazioni e contatti, la presenza degli orionini cominciò con l’arrivo a Bangalore di Don Oreste Ferrari nel marzo 2002; già il 15 giugno successivo furono accolti i primi 9 seminaristi e, nel marzo 2004, fu aperto il seminario “Maria Sadan” in Bangalore. In seguito si giunse a Kollam (2 agosto 2009) e a Warangal (26 giugno 2012).

MOZAMBICO (2003)

L’inizio in Mozambico coincide con la data del centenario dell’approvazione diocesana della Piccola Opera della Divina Provvidenza: 21 marzo 2003. I primi religiosi a iniziare furono Pe. José Geraldo da Silva e Pe. Suvenir Miotelli. Il 14 aprile successivo, fu loro affidata la parrocchia di Bagamoyo, una periferia povera della capitale Maputo. All’opera di Don Romolo Mariani si deve l’avvio del centro per disabili di Benfica.

 Ci sono altre nazioni nelle quali la Congregazione fu invitata o nelle quali ci furono brevi periodi di residenza, come in Austria, in Portogallo, in Corea del Sud.[22]

IV.   GUARDANDO AL FUTURO

             «Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire ! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi». Le parole di Giovanni Paolo II, in Vita consacrata 110, ci richiamano al realismo del futuro.                 Quali indicazioni per il futuro possiamo trarre da questo anno centenario della missione e dell’unità della Famiglia Orionina? 1. Dobbiamo riconoscere che l’unità della Famiglia Orionina e la fedeltà creativa al carisma sono le condizioni essenziali per la crescita e per lo sviluppo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Essere fedeli e uniti è quanto possiamo mettere noi; il resto è “opera di Dio”. 2. Possiamo avere la certezza che il Carisma non verrà meno, perché è germoglio, scintilla del Vangelo e della vita Chiesa. Però dobbiamo avere anche presente che la Congregazione non verrà meno solo se non verrà meno l’unità e la fedeltà al carisma che le dà vita. È una grande responsabilità. 3. Per la nostra Congregazione, lo slancio missionario ad gentes e lo zelo apostolico “fuori di sacrestia” , ovunque noi siamo,  sono la condizione di vitalità. Il fuoco si conserva diffondendolo, anche quello spirituale, vocazionale, carismatico. Sarebbe fatale giocare con le parole o “guardarsi allo specchio” senza giocarci nella missione, nella “carità che solo salverà il mondo”. Il fuoco si spegnerebbe. Diventeremmo “una ONG o una Associazione autoreferenziale”, per dirla con le parole di Papa Francesco. 4. Dalla storia missionaria di questi 100 anni raccogliamo un’altra convinzione: la missione fa crescere e conserva in buona salute la Congregazione e i singoli suoi membri. Dove è calato o sta calando lo slancio missionario, singole opere o intere Province entrano in un processo di introversione e di inedia.

“Andate alle frontiere esistenziali con coraggio” ci ha esortati l’allora card. Bergoglio nel 2009. “Dio vi vuole callejeros, nella strada. San Pio X inviò Don Orione fuori Porta San Giovanni, nella strada, non nella sacrestia. Una Congregazione che si guarda allo specchio finisce nel narcisismo e termina con l’essere essere senza capacità attrattiva, senza sogno. Una Congregazione che si chiude nelle sue “cosette” finisce come tutte le “cosette” chiuse, buttate via, con odore di muffa, inservibile, inferma. La strada più sicura verso l’infermità spirituale e vivere chiusi in “cosette” piccole. Una Congregazione che esce nella strada corre il pericolo, il pericolo di ogni persona che esce in strada, di incidentarsi. Chiedete a Dio mille volte la grazia di essere una Congregazione incidentata e non una Congregazione inferma”.[23]

Termino così, cari Confratelli, questa lettera che ha lo scopo di introdurre la nostra riflessione e il nostro impegno all’inizio di questo Anno Missionario Orionino. La riflessione continui nel nostro cuore, nelle nostre comunità. Continuerà nella prossima Assemblea generale di verifica che vedrà riuniti, ad Aparecida (Brasile), dal 13 al 20 ottobre prossimo, i Confratelli rappresentanti di tutte le Province.

Durante  la celebrazione del 20 ottobre, al Santuario mariano di Aparecida, come segno di inizio dell’Anno Missionario sarà consegnato un reliquiario con il “sangue di Don Orione” che inizierà a peregrinare a partire dal Brasile e poi in tutte le nazioni ove noi siamo. Sta ad indicare che è il sangue di Don Orione, il suo carisma spirituale, che unisce e dà vita al quel corpo mistico che è la Congregazione e l’intera Famiglia Orionina nel mondo.

            In comunione di preghiera

In questi ultimi mesi ci hanno lasciato i confratelli Don Ferdinando Carlo Dall’Ovo, Don Remo Biasi, Don Antonio Carboni e Don Michele Zaccaro che affidiamo al Signore.

Sono morte Sr. Maria Lucia Branca, Sr. Maria Afra Menegati, Sr. Maria Gloria Crucis, Sr. Maria Angela Vilanski, Sr. Maria Illuminata, Sr. Maria Carolina Castelli, Sr. Maria Natalizia, Sr. Maria Asuncion e Sr. Maria Livia. È tornata al Signore anche Concetta Giallongo, già responsabile generale dell’Istituto Secolare Orionino e tanto benemerita anche per il servizio gratuito reso in Curia e a me personalmente.

Tra i parenti, ho avuto segnalazione della morte del papà di P. Ernesto Gabriel Lopez; della mamma P. Bernardo Young-Tae Seo e di P. Roberto Anonis; il fratello del Ch. Marcio Alexandre Calais Jesus e di P. Antonio Casarin; la sorella di Pe. Rafael Caldeira Barreto e la signora Clelia, sorella dei padri Rocco e Stanislao Tonoli. Per tutti preghiamo riconoscenti.

Chiedo preghiere per i buoni frutti della prossima Assemblea generale di verifica, dal 13 al 20 ottobre, ad Aparecida in Brasile.

Il 13 ottobre, a Tarragona in Spagna, saranno beatificati i nostri due martiri padre Riccardo Gil Barcelón e postulante Antonio Arrué Peiró. Invito a leggerne la biografia – disponibile in italiano, spagnolo e presto in inglese – e a ricordarli con un momento celebrativo in tutte le nostre comunità.

Dal 4 al 15 novembre prossimo  si terrà a Montebello – Tortona un breve corso di formazione al carisma per formatori provenienti dal mondo orionino.

Infine un pensiero e una preghiera per tutti i nostri malati: trovino nel Signore Risorto il conforto e la speranza e in tutti noi quella carità concreta e amorosa che allevia la sofferenza e aumenta lo spirito di Famiglia, tanto cari al nostro Fondatore.

Vi ricordo tutti al Signore e auguro che su tutti si posi il sorriso benedicente di San Luigi Orione e della Santa Madonna.

Don Flavio Peloso, FDP

(Superiore generale)

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[1] Si veda la lettera congiunta di “Annuncio dell’anno missionario”, firmata dai Superiori generali dei Figli della Divina Provvidenza e delle Piccole Suore Missionarie della Carità. L’inizio avverrà al Santuario mariano dell’Aparecida, in Brasile, il 20 ottobre prossimo, nel contesto del pellegrinaggio della Famiglia Orionina in Brasile e al termine dell’Assemblea generale dei Figli della Divina Provvidenza è vedrà riunita una vasta rappresentanza di Confratelli, di Consorelle e di Laici orionini. La conclusione coinciderà con la festa dell’Immacolata del 2014.

[2] Da uno scritto del 1938; Sui passi di Don Orione, p.259-260.

[3] La Chiesa, intervenendo con la sua approvazione, ha messo come il sigillo che all’origine dell’ “opera” è riconoscibile l’intervento del Signore e che la missione di cui l’istituto si è fatto carico viene da Dio.

[4] Va sempre ricordato che il carisma orionino non è semplicemente ministeriale (per un ministero particolare nella Chiesa) ma eminentemente cristologico – evangelico, cioè “qualcosa di nuovo” per una specifica attualizzazione della sequela di Cristo, sia come via di santificazione che come via di missione.

[5] Il tema comincia ad essere abbastanza studiato; si vedano, ad esempio, in Don Orione e il Novecento (Atti del Convegno di Studi, Roma 1-3 marzo 2002, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003) i contributi di G. Canestri, Don Orione incontra l’Italia, 99-114; A. S. Bogaz, Don Orione incontra il Brasile, 115-140; E. Giustozzi, Don Orione in Argentina, 143-160; A. Weiss, Don Orione incontra la Polonia, 161-178; R. Simionato, Ragioni e atteggiamenti dell’abbraccio dei popoli, 179-198.

[6] Lettera del 20 agosto 1920; Lettere I, 248.

[7] “Dobbiamo essere santi, ma farci tali santi che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli,  né stia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società  tanto splendore di luce, tanta  vita di amore di Dio e degli uomini da essere più che i santi della Chiesa i santi del popolo e della salute sociale”; Sui passi di Don Orione, p.188.

[8] Scritti 75, 242.

[9] Ho avviato la riflessione su questo tema, che spero sia ripresa dal prossimo Capitolo generale, nella Circolare Per un presente che abbia futuro. L’inculturazione del carisma in una Congregazione che cambia: Atti e comunicazioni 2011, n.236, p.223-238.

[10] Piano e programma…, cit., Lettere I, 18.

[11] Nelle Prime Costituzioni manoscritte del 1904, al n.7, è detto che tali laici “si tenessero come Figli adottivi… e si chiamassero Ascritti all’Istituto, ossia Terziari”.

[12] Cfr F. Peloso, Alcune questioni sulle origini della Piccola Opera della Divina Provvidenza, “Messaggi di Don Orione”, 35(2003)  n.110, pp.39-61.

[13] Don Orione presentò più volte le Piccole Suore Missionarie della Carità come “nostre suore”, “parte” e “ramo” evidentemente non dei Figli della Divina Provvidenza ma della Piccola Opera della Divina Provvidenza; “fine delle Suore è lo stesso nostro”. Rimando per l’approfondimento all’articolo già citato Alcune questioni sulle origini della Piccola Opera della Divina Provvidenza.

[14] Cfr. Costituzioni manoscritte del 1904, n.7; Costituzioni a stampa del 1912, n.11.

[15] Scritti 69, 320. Don Orione ebbe anche qualche problema per questo pensare e parlare umile di sé e della Congregazione. C’era chi guardava più all’ordine che alla sostanza. Sappiamo che il Visitatore apostolico, l’abate Emanuele Caronti, fu inviato nel 1934 “per mettere ordine” in Congregazione. Don Orione, riferisce a Don Sterpi: “Stamattina egli [il Visitatore] fu chiamato ai Religiosi [la Congregazione della Santa Sede] per un articolo apparso sul Corriere della Domenica, dove si dice che io stesso chiamo la nostra Congregazione «un grande pasticcio». Mi ha chiesto se è vero. Gli ho risposto di sì, e che lo dico specialmente ai Vescovi e alla Chiesa perché non si lascino imbrogliare da me, e ai nostri sacerdoti e chierici perché non si insuperbiscano se la Divina Provvidenza si serve dei nostri stracci per fare un po’ di bene, non perché vogliamo pasticciare le cose”; lettera del 12.1.1939, Scritti 19, 309.

[16] Scritti 45, 60.

[17] Salpò da Genova il 14 settembre sera, a bordo della nave “Persia”. “Ci siamo imbarcati a Genova per Siracusa. Dormivamo sul cordame, fuori, alla luce delle stelle, fermandoci a Livorno, a Napoli, a Messina” (Annali II, 374).

[18] Questa è la interpretazione data da Don Orione: “Allora (da Don Bosco) non si sognava che mari da solcare e anime da salvare… Ora finalmente i mari sono venuti e un Angelo (Mons. Blandini) mi chiama a salvare anime nel nome del Signore!”. Al suo Vescovo di Tortona scrive: ““Vado a cercare le anime da portare al Cuore di Gesù”. DOPO II, 372-373.

[19] Sui passi di Don Orione, p.215.

[20] Don Carlo Dondero nacque a Genova il 5 novembre 1884 direttore al Convitto San Romolo di Sanremo. Fratel Carlo Germanò era orfano della Calabria. Il Sig. Giulio era uomo di fiducia proveniente da Convitto San Romolo, come Don Dondero. Il 6 giugno del 1914, partì per Mar de Espanha anche Don Angelo de Paoli, nato a Pavia, l’11 agosto 1885.

[21] Per una sintetica descrizione degli sviluppi della Congregazione nel mondo rimando alla lettera circolare Fino agli estremi confini della terra.  L’impegno missionario della Famiglia Orionina. in “Atti e comunicazioni” 2005, n.218, p.243-271.

[22] L’iniziativa in Austria fu di Don Carlo Mertelj nel 1968, nella diocesi di Klagenfurt; diede un aiuto pastorale personale di qualche anno, senza una presenza comunitaria. In Portogallo, venne offerta una casa a 30 km da Lisbona, per ragazzi profughi dall’Angola, nel 1975; vi andò Don Tarcisio Lovo ma, mancando le condizioni annunciate, non si iniziò la residenza. L’apertura in Corea del Sud era stata desiderata e preparata e vi andarono due confratelli coreani; il 2 febbraio 2009 fu firmata la convenzione con il Vescovo di Changwon e si iniziò la presenza orionina con impegno presso il Centro immigrati diocesano; la collaborazione terminò il  1° giugno 2011, a motivo della cessazione dell’attività del Centro e dell’abbandono di uno dei due confratelli coreani.

[23] Il messaggio del Card. Bergoglio è pubblicato in “Atti e comunicazioni”, 2013, n.67, p.103-105.

 dal sito: www.donorione.org