Lettera di Pasqua del Direttore ai Collaboratori

Genova, 9 aprile 2020
Vi scrivo nel giorno del Giovedì Santo, giorno della nascita del sacerdozio duemila anni fa nell’Ultima Cena che Gesù celebra con i suoi Apostoli, giorno per me di una seconda nascita.
Nella mia vita sono sempre stato accompagnato dalla Fede e dalla Provvidenza, e ho potuto realizzare il sogno che fin da bambino portavo nel cuore: diventare prete. Ma non ho mai dimenticato le mie origini e il mio passato.
Sono nato a Durlo, un piccolo paesino di montagna della provincia di Vicenza, da genitori umili. La mia è una storia semplice e modesta che ha avuto come scenario l’ambiente contadino e religioso del Veneto del dopoguerra, immerso nelle tradizioni e nella povertà. Il mio Veneto, oggi così duramente colpito da questa grave emergenza sanitaria.
Ero il primogenito di una famiglia numerosa e dovevo dare una mano. Ogni mattina mi alzavo all’alba e camminavo da solo per cinque chilometri per andare in chiesa per la Messa e il servizio all’altare come chierichetto, e poi a scuola.
La mia infanzia è stata segnata dai lavori della vita contadina. In estate facevo il pastore. Accompagnavo le mucche al pascolo e sempre in compagnia del nostro fedele asinello aiutavo i miei genitori nel lavoro dei campi. Salire sul monte Telegrafo per la raccolta del fieno era una vera avventura: partivamo al mattino presto ancora col buio e tornavamo la sera, con i rampini e gli strumenti di lavoro nello zaino e qualche fetta di polenta da abbrustolire sul fuoco per pranzo. Era faticoso, certo, ma mi ha insegnato gran parte di ciò che conosco: il sacrificio, il lavoro, la condivisione, i valori umani e cristiani che mi guidano ancora oggi.
Quando sono entrato in seminario, non potevo immaginare quali compiti la Provvidenza mi avrebbe assegnato e se sarei mai stato all’altezza della mia missione. Dopo quasi quarant’anni di sacerdozio, di cui molti passati con i ragazzi nelle scuole e ormai lontano dalla mia Durlo, rivivo ancora con affetto quei ricordi e non ho dimenticato l’esempio di mamma Elena e papà Giuseppe.
È con quegli insegnamenti a farmi da guida che vi sono riconoscente, in particolare in questi giorni così ardui e colmi di preoccupazione. Dietro ognuno di voi, dietro ogni persona, c’è una storia di sacrificio e di speranza, di lavoro e di fatica.
Grazie per la cura e la dedizione con cui svolgete i vostri compiti, per la generosità, per il tempo prezioso sottratto a voi stessi e alle vostre famiglie, per l’attenzione che nonostante tutto continuate a riservare alle cose apparentemente piccole ma che in realtà fanno la differenza.
Grazie a chi di voi ha desiderato essere qui nelle nostre Case, e grazie a chi ci è arrivato per altre vie, guidato dalla Provvidenza come me. Sappiate che tutti, ognuno allo stesso modo, siete importanti e state contribuendo a qualcosa di straordinario.
Sono un uomo di Chiesa schivo e discreto, come le mie montagne, ma sappiate che ciò che fate nei nostri reparti, negli uffici e nei corridoi, nei magazzini e in tutti gli altri ambienti non passa inosservato. I sorrisi nascosti dietro alle mascherine ma così riconoscibili nei vostri sguardi, le vostre carezze, le vostre parole e i vostri silenzi sono un’ancora di salvezza per le persone di cui ci stiamo prendendo cura e per le loro famiglie in questi giorni.
Oggi è il Giovedì Santo. A Gerusalemme, in quella notte santa, Gesù ha istituito e donato al mondo l’Eucarestia, che è Corpo e Sangue del Signore! Il significato ultimo di questo Sacramento è la donazione, l’offerta della propria vita che Gesù compie per amore. È il compito stesso della nostra vita su questa terra: amare sempre e comunque, con il Suo aiuto e la Sua grazia. È quello che state facendo voi cari collaboratori, servendo e curando i nostri cari ospiti e vincendo così l’umana paura del contagio.
San Luigi Orione ringraziava il Signore per aver potuto sperimentare l’aiuto della Provvidenza. Io, un piccolo pastore di un paesino sperduto di cui nessuno ricorda il nome, umilmente ringrazio il Signore e San Luigi Orione per avermi concesso il privilegio di aiutare i miei fratelli più fragili. E ringrazio voi, cari collaboratori, per essermi accanto in questo cammino.
“Cristo è risorto! Fratelli, risorgiamo con Lui! Allarghiamo i nostri orizzonti, eleviamo il nostro spirito a tutto che è alta vita, che è luce, che è bello, buono, vero, santo! Alleluia!” – San Luigi Orione
A voi e alle vostre famiglie auguro una Santa Pasqua,
Don Dorino Zordan
Direttore,
Piccolo Cottolengo Genovese Don Orione