Passiamo all’altra riva

Iniziare un nuovo anno, un anno sociale come siamo soliti indicare la ripresa delle attività dopo l’estate a Settembre, è come affrontare un mare aperto. Cosa succederà, sarà tutto tranquillo o ci saranno novità e imprevisti? Forse anche momenti negativi e dolorosi?

Con che spirito allora iniziare, che cosa ci potrà sostenere? La nostra fede ci dice qualcosa, la parola del Signore può fare un po’ di luce?

Mi torna alla mente anche quest’anno la traversata del lago in tempesta di Gesù con i suoi discepoli. Venuta la sera disse ai discepoli: passiamo all’altra riva.

Forse noi non vorremmo partire, forse proprio perché ci consideriamo giunti alla sera della vita e ci sentiamo stanchi e vorremo starcene tranquilli in quello che già abbiamo e ci dà sicurezza. Ma sappiamo anche che non è possibile starcene fermi, è la vita stessa che ci apre al futuro, gli anni che passano ci spingono in avanti, volere o no. È inevitabile passare all’altra riva, senza paura del futuro, forti nell’affrontare le incognite. Lui stesso si propone come salvezza sicura per quanti lo accolgono nella barca della propria esistenza.

Tre sono i personaggi di questo racconto evangelico che spesso chiamiamo la tempesta sedata: Gesù appunto, i discepoli, ma anche il mare.

Il mare evoca quella forza sovrumana e demoniaca che minaccia la vita dell’uomo. Una tempesta sul mare, per di più di notte, è il simbolo del dramma dell’umanità turbata e minacciata dal male. Racconto che fa riferimento a un episodio preciso, realmente capitato ai discepoli con Gesù, ma dall’evangelista presentato con forti elementi simbolici che caratterizzano il cammino della Chiesa nei secoli, e soprattutto presentato con intenti catechistici tesi a sostenere la fede delle prime comunità cristiane già toccate dalle persecuzioni.

Passare all’altra riva è il simbolo di una chiesa che non ha stabile dimora sulla terra, mai una tranquillità raggiunta. Continuamente deve passare all’altra riva, a nuove situazioni, a nuovi contesti che si evolvono, ma anche là deve essere annunciato il regno di Dio. E non sfugga il fatto che l’iniziativa è dello stesso Gesù.

Se poi vogliamo, questo passare all’altra riva, è simbolo anche della nostra vita personale, esposta sempre a nuove trasformazioni e rischi, dal lavoro alla salute, passando per le evoluzioni degli eventi familiari. Sono tante le tempeste della vita che mettono a dura prova le nostre certezze. E la prima realtà a entrare in crisi è spesso la fede in Dio. Su chi sperare, su chi fare riferimento in quei momenti? Si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca tanto che ormai era piena.

I personaggi sono tre, dicevamo. Non ci sono solo i discepoli di fronte al mare, c’è anche Gesù. Ma è qui che nascono i nostri dubbi: egli se ne stava a poppa , sul cuscino, e dormiva. Lo abbiamo visto tante volte Gesù passare notti intere a vegliare e pregare, l’unica volta che viene detto dorma è proprio quando dal nostro punto di vista non dovrebbe farlo. Lui deve vegliare, deve proteggerci dagli incidenti, dalle malattie, da tutto ciò che ci fa soffrire, se no Dio a che serve?

Invece, quel Dio cui noi ci rivolgiamo per chiedergli conto dei suoi silenzi e delle sue assenze, è lui che ci invita al silenzio, a starcene zitti di fronte a tutto ciò che non riusciamo a spiegare e capire.

Tra parentesi diciamo che era capitato così anche a Giobbe, quest’uomo ormai simbolo nella storia umana dell’accanimento delle disgrazie e degli interrogativi a Dio. E invece, dov’eri tu, dice Dio a Giobbe, dov’eri tu quando io creavo i monti, le stelle, mettevo i limiti al mare? Dio fa appello alla sua potenza creatrice per zittire Giobbe. Possibile che Dio, l’Onnipotente, il Creatore si dimentichi proprio dell’uomo? No, l’uomo piuttosto prenda coscienza dei suoi limiti, non pretenda di essere lui il padrone, e si fidi di Dio, che sa quel che fa.

Anche Gesù quindi svegliato di forza pone i discepoli di fronte alla consistenza della loro fede. Perché siete così paurosi, non avete ancora fede? La grande paura i discepoli l’avevano avuta durante la sua passione. Lo avevano seguito entusiasti, si erano fidati di lui ma non fino in fondo, non fino ad accettare la scelta di andare a morire sulla croce.

Situazioni che si ripetono nella vita della Chiesa e nella vita personale di ciascuno. Il rimprovero di Gesù giunge ai discepoli di tutti i tempi.

Mentre viene scritto il vangelo di Marco, per esempio, tutti sanno che i cristiani di Roma sono in grave pericolo come una barca in mezzo alla tempesta. Il rischio è che periscano tutti, che la Chiesa scompaia. Il messaggio è chiaro, sembra dire l’evangelista, l’iniziativa di quella traversata fino a Roma non l’ha presa forse Gesù? Su quella barca c’è anche Lui. Quindi perché dubitare? La Chiesa non è certo perita nelle persecuzioni romane, anzi, proprio perché collocata a Roma, al centro della storia dell’epoca, ha potuto influire sul mondo intero. Tutti i popoli sono venuti a contatto con il messaggio evangelico. I principi e i valori del Vangelo da Roma si sono propagati ovunque con molta più facilità.

E poi conosciamo la storia della Chiesa, gli alti e i bassi, la santità, l’eroismo ma anche la miseria di molti cristiani e pastori responsabili. Questa storia dimostra che la presenza del Signore sulla barca della Chiesa c’è. Non c’è dubbio. Vale anche per il futuro. I fedeli cristiani sono sempre più minoranza, e non solo numerica ma anche come condivisione e accettazione dei valori evangelici, una volta perno della società. Un ripudio totale sembra , a partire dai paesi di antica tradizione cristiana. Pensiamo inoltre alla mancanza di vocazioni, di sacerdoti e religiosi. Cosa succederà? Certamente tanti cambiamenti nelle nostre abitudini. Lasciarsi prendere dal pessimismo allora? Perdere la fede o l’alternativa coraggiosa : prendere il largo della storia con coraggio e lungimiranza, come indicava il Papa San Giovanni Paolo II all’inizio del terzo millennio. Ecco la grandezza di questo Papa: la sua fede e la sua speranza per la Chiesa.

Terminiamo anche noi con la stessa domanda dell’evangelista Marco e degli apostoli di fronte a Gesù: chi è dunque costui al quale anche il mare e il vento obbediscono? È una domanda che esige una risposta, soprattutto una risposta   personale.

d.g.m