Beato Antonio Arrué Peiró

Un cammino di santità e martirio cominciato fuori porta Sant’Anna e concluso sotto i colpi della persecuzione religiosa in Spagna

 Antonio Arrué Peiró, nacque il 4 aprile 1908 a Calatayud (Zaragoza) da Antonio Arrué e Aqueda Peiró, buoni cristiani, di modeste condizioni economiche; fra i suoi parenti vi fu un vescovo domenicano nelle Isole Filippine, morto nel 1896. Frequentò per qualche anno la scuola di Calatayud e dal padre imparò l’arte di intagliatore del legno. Presto perse la mamma (1923) e qualche anno dopo una sorella. Il 22 agosto 1926 divenne orfano anche del padre; tutti questi lutti, l’abbandono dei parenti e lo sradicamento dalla propria terra – dovette trasferirsi a Zaragoza – gli procurarono un periodo di depressione. Antonio venne addirittura ricoverato in un manicomio dal quale per due volte fuggì. “Non sono pazzo – confidò ad uno zio – non voglio stare là dentro. Fuggirò ancora, andrò lontano e mi farò missionario”.

A 23 anni, nel 1931, incontrò P. Riccardo, che lo accolse nella sua casa di Valencia. Accompagnava P. Ricardo alla chiesa di “Nuestra Señora de los desamparados” e al ricovero dei tubercolotici, dove nessun sacerdote voleva andare a celebrare la Messa.

La vita era dura, austera, senza regole, eccetto quella della carità. Con il trascorrere dei mesi, Antonio iniziò sempre più chiaramente a dimostrare ciò che era; non il giovane confuso e senza meta che P. Ricardo aveva incontrato, ma serio, lavoratore, di poche parole.

Conoscendo il suo desiderio e ritenendolo idoneo a far parte della Congregazione Orionina, P. Ricardo informò Don Orione con queste parole: “Il giovane Antonio Arrué che ho con me da più di un anno, incomincia adesso il primo anno di latino in seminario. Vorrei condurlo più tardi a Tortona, poiché vuole essere della Piccola Opera della Divina Provvidenza. E’ contento lei? Sono persuaso della di lui vocazione”. Non essendosi concretizzato questo progetto, a motivo dei disordini politici che si facevano sempre più preoccupanti, per cinque anni Antonio perseverò nella vita di pietà e dedizione al prossimo, prodigandosi a soccorrere le schiere di poveri che ricorrevano  a lui con fiducia.

Antonio era esemplare, come testimoniò la signora Josefa Salavert Benavent: “L’ho sempre visto vicino al P. Ricardo, perché vivevano di fronte alla mia casa. La sua vita era di estrema povertà; tutte e due vestivano male e in tal maniera che erano oggetto di costanti scherzi, ai quali rispondevano sempre dicendo: Viva Cristo Re! Non avevano indumenti di riserva, perché davano tutto ai poveri. Antonio era di spirito umilissimo: puliva le scale, lavava i piatti… era sempre amabile e gentile con tutti. Completamente identificato con P. Ricardo, divideva con i poveri il cibo e, quando era senza nulla, comprava un po’ di pane e lo condivideva con i poveri”.

Attaccato solo al Signore e a P. Ricardo, trascorse ben cinque anni dal 1931 al 1936 in quel noviziato domestico, tra preghiera, lavoro quotidiano e carità verso i poveri più poveri.

Martirio

            Il martirio di P. Ricardo Gil e dell’aspirante Antonio Arrué è da inserirsi nella persecuzione alla Chiesa Cattolica durante la Guerra civile spagnola che, come è risaputo, fece migliaia di vittime, tra coloro che con coraggio testimoniarono la loro fede: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici.

  Tenuti d’occhio dai miliziani comunisti e anarchici per la loro vita coerente al Vangelo, il 1 agosto 1936, verso le 10,00 del mattino, i due orionini furono arrestati improvvisamente, nonostante le proteste della gente che li stimava. Non era la prima volta che le milizie si presentavano all’uscio dell’appartamento di calle Zamenhof n. 16/3a, con l’intenzione di arrestare il sacerdote e il suo collaboratore; ma la gente, li aveva sempre difesi. I miliziani vi giunsero con la scusa di ispezionare l’appartamento perché, secondo le loro informazioni, vi erano delle bombe. Era solo un pretesto; infatti, non trovarono altro che un baule con libri di preghiere e indumenti personali.

In quel momento, Antonio si trovava da vicini, dove era andato per prendere dell’acqua. Saputo che P. Ricardo era in pericolo, rifiutando l’invito a nascondersi e a fuggire, corse verso casa per rendersi conto di persona come stesse il religioso che tanto l’aveva aiutato. I miliziani li prelevarono tutti e due, conducendoli su un automezzo con la scritta ormai conosciuta in città: F.A.I (Federazione Anarchica Internazionale).

Non si hanno precise notizie di quanto avvenne dopo l’arresto, se non che P. Ricardo e Antonio furono condotti a El Saler, una spiaggia ad una quindicina di chilometri da Valencia. Fu loro chiesto di gridare “Viva la F.A.I.” se avessero voluto salva la vita, ma P. Ricardo, alzando il crocifisso gridò “Viva Cristo Re”. Come risposta venne immediatamente fucilato, con un colpo alla nuca. Antonio si precipitò a sostenerlo, mentre, morente, si accasciava a terra. Vedendo questo gesto di pietà, una milizia si diresse verso di lui e con il calcio del fucile lo colpì violentemente, fino a fracassargli il cranio. Era il 3 agosto 1936.

Il medico Jesús Montorio Marzo, cognato di P. Ricardo, riconobbe i cadaveri all’obitorio dell’Ospedale Provinciale di Valencia e scoprì che il suo congiunto portava il cilicio.

“P. Ricardo e Antonio sono due testimoni della fede inseriti nel corteo dei martiri cristiani della Chiesa spagnola, protagonista di una delle testimonianze più eroiche e compatte della storia.  Né P. Ricardo, né Antonio, e nessuno delle altre migliaia di martiri durante la guerra civile del 1931-1939, fecero guerra a qualcuno: furono vittime innocenti, fedeli a Cristo. Così li riconosce la Chiesa nel beatificarli” (Vicente Cárcel Ortí).

Storia della Causa • 1962 inizio della Causa nella diocesi di Valencia e raccolta della prima documentazione. • Riaperte le Cause dopo la sospensione voluta da Paolo VI, nel 1988, il postulatore generale Don Ignazio Terzi, chiede la riapertura della Causa dei due martiri orionini. • 30 novembre 1994: si riapre effettivamente la Causa • 18 febbraio 1999: costituzione della Commissione storica a Valencia • 28 giugno 1999: consegna degli Atti della Commissione storica alla Congregazione delle Cause dei Santi • 19 novembre 1999: Decreto di validità del processo • 26 novembre 1999: nomina del Relatore della causa • 21 aprile 2000: approvazione e firma della Positio da parte del Relatore • 14 giugno 2000: consegna della Positio alla Congregazione delle Cause dei Santi • 28 settembre 2010: voto positivo del Congresso teologico • 29 ottobre 2012: voto positivo della Congregazione dei Cardinali e dei Vescovi • 20 dicembre 2012: promulgazione su L’Osservatore Romano del Decreto super martirio.

Preghiera

Signore Gesù Cristo, nostro Dio e nostro Re crocifisso, ti rendiamo grazie per il dono della carità e della fortezza che rifulsero nei tuoi servi Ricardo Gil e Antonio Arrué, fedeli alla loro vocazione nella persecuzione e nel martirio.

Umilmente ti supplichiamo di glorificare questi tuoi eroici testimoni, concedendoci la grazia che per loro intercessione fiduciosi ti chiediamo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

dal sito: www.donorione.org