A braccetto – L’abbraccio di Don Orione

Oggi sempre più vediamo la necessità di collegarci con tutte le associazioni che sul territorio operano a favore della vita e delle condizioni di maggiore debolezza e fragilità di essa e dei neonati in particolare. Abbiamo pensato di denominare questo intreccio di relazioni e di scambi culturali e formativi con un nome facile da ricordare, che evocasse il nome della nostra Associazione e nel contempo fosse simbolico. Abbiamo pensato “a braccetto” perché due amici possono prendersi a braccetto per fare un pezzo di strada assieme, a braccetto si prende una persona cara per condividere quqlcosa di importante da dire o da vedere assieme. Quanto più sapremo prenderci a braccetto tanto più condivideremo il percorso che le nostre Associazioni stanno compiendo.

Dalla città alla casa di Quezzi.
In sintesi: si tratta di raccogliere per i neonati indumenti e generi di prima necessità così da fornire un aiuto concreto, duraturo e sostanzioso a famiglie con gravi difficoltà economiche.
Dalla casa di Quezzi alla città

Il perché di un nome
Un nuovo progetto sta prendendo avvio a Quezzi; si intitola “A braccetto” e per comprenderne pienamente il senso occorre rifarsi al nome dato all’Associazione “L’abbraccio di Don Orione”. Nello statuto si trova in fatti la spiegazione: “Come l’abbraccio è breve ma intensamente lascia trasparire affetto, gioia, disponibilità e comprensione, così l’Opera di Quezzi intende lasciare traccia nella giovane vita preparando e favorendo ogni possibile situazione per l’accoglienza piena di essa ed in primo luogo favorendo l’accoglienza materna”. A rafforzare il concetto e a suggellarne il carisma orionino era stata poi posta come motto una celeberrima frase di Don Orione: “La carità non può contenersi e nelle vie del bene non dice mai basta, e diventa diffusiva e si allarga ad abbracciare i prossimi, e si solleva e solleva a Dio”. Oggi la casa di accoglienza del neonato funziona a pieno ritmo e sempre più sentiamo la necessità di ampliare il nostro raggio di azione collegandoci con tutte le associazioni che sul territorio operano a favore della vita ed a sostegno delle condizioni di maggiore debolezza e fragilità di essa. Abbiamo pensato di denominare questo intreccio di relazioni e di scambi culturali e formativi con un nome facile da ricordare, che evocasse il nome della nostra associazione e nel contempo fosse simbolico. Abbiamo pensato “a braccetto” perché due amici possono prendersi a braccetto per fare un pezzo di strada assieme, a braccetto si prende una persona cara per condividere qualcosa di importante da dire o da vedere assieme. Quanto più sapremo prenderci a braccetto tanto più condivideremo il percorso che le nostre associazioni stanno compiendo. Tuttavia il concetto di prendersi a braccetto può assumere anche un’altra valenza allorquando pensiamo alle continue difficoltà che incontriamo nel portare avanti il nostro lavoro, a proporre le nostre idee e far fronte alle numerose necessità A braccetto vuol dire anche sostenersi a vicenda perché talora, nella vita, si prende a braccetto una persona debole per aiutarla a fare un tratto di percorso assieme. Noi non sappiamo se potremo essere noi a sostenere qualcuno o avremo bisogno noi di essere sostenuti, certo è che anche due persone possono trovare camminando a braccetto quell’equilibrio e quella sicurezza che singolarmente non possiedono.

Le premesse di un progetto
Dopo cinque anni di funzionamento della casa di accoglienza del neonato ci si è resi conto che occorrono sempre nuove energie per l’opera di raccolta, cernita e cura degli indumenti che ci vengono donati. Era stata ribadita più volte la necessità di accettare ogni cosa che fosse donata ed anzi di incrementare questo tipo di raccolta per accantonare un patrimonio di “beni” che permettesse una scelta di eccellenza per la casa e successivamente l’impostazione di un servizio di sussistenza per le madri in difficoltà. Questo tipo di aiuto poteva essere svolto direttamente dalla nostra Associazione o indirettamente, mediato dal Centro Aiuto alla Vita o dalle istituzioni parrocchiali o diocesane. La confezione di pacchi per un aiuto immediato, secondo le indicazioni formulate molto prima che sorgesse la nostra Associazione da S.E. il Card. Tettamanzi e poi ribadite da S.E. il Card. Bagnasco, sembra oggi rappresentare una riposta pratica, immediata e concreta all’emergente povertà che, dilagando anche nella nostra città, pone in serie difficoltà in primo luogo le persone ed i nuclei fragili quali, per eccellenza, il binomio madre bambino. Ricevere a Quezzi dalla città di Genova il materiale (vestitini, lenzuoline, culle e carrozzelle) e tanti presidi utili per i neonati e da Quezzi fare rifluire sulla città gli aiuti sembra un progetto ambizioso che materializza un flusso non solo ideale di comunione tra noi e la popolazione ma soprattutto realizza concretamente un aiuto diretto mediato dalla carità. Pur nella certezza che numerose altre Associazioni ed Istituzioni più consolidate della nostra e di ben maggior calibratura stiano già attivamente operando in questo senso (prime tra tutte la Caritas Diocesana) ci rendiamo conto che il fenomeno, e conseguentemente le necessità, sia destinato ad aumentare in considerazione anche del sempre crescente fenomeno dell’immigrazione. Pensare che tante Associazioni possano comunicare tra loro e con noi per segnalare le emergenze, identificare le situazioni di necessità e con noi provvedere a fornire un aiuto concreto e duraturo, non occasionale ma progettuale. La nostra caratterizzazione nella raccolta di indumenti per i neonati soddisfa dunque un bisogno crescente e nel contempo permette di ampliare il nostro raggio di azione e, conseguentemente, di sussidiarietà.

Una realizzazione pratica: i pacchi di primo sostegno ai neonati
Tutti noi conosciamo bene gli sforzi che stiamo ponendo in atto per avviare il progetto di ristrutturazione dei locali idonei ad ospitare il progetto “Agar” e quale sia il gravoso impegno finanziario richiesto per dare avvio ai lavori ed iniziare la costruzione di un primo lotto. Dopo tali considerazioni la proposta di iniziare un nuovo progetto sembra sicuramente distraente e dispersiva. Tuttavia riteniamo che sia importante ed urgente fornire un’opera di sussidiarietà e sostegno alla maternità ponendo in atto sin da subito una parte operativa del progetto “A braccetto”. A questo scopo è stato identificato un fabbricato rurale contiguo alle case del complesso di Quezzi. Si tratta di un’ ampia struttura autonoma circondata da uno spazio di prato abbastanza ampio per consentire operatività di raccolta, preparazione, confezionamento e smistamento dei materiali. Nel locali potranno essere infatti raccolti gli indumenti donati all’Abraccio; gli stessi dovranno essere lavati e sterilizzati, stirati e confezionati in buste. Altra attività comprende il confezionamento di pacchi di primo sostegno per i neo nati. Sotto la supervisione dei nostri educatori e dei neonatologi verranno stabiliti i criteri per confezionare pacchi adatti per le più comuni esigenze. In linea generale ogni pacco dovrà contenere oltre ai vestiti, ed ai pannolini, le lenzuoline per la culla ed i presidi igienici di base per l’assistenza del neonato. Il locale è oggi rustico e destinato ad uso agricolo. Il progetto di ristrutturazione prevede la sistemazione e messa in sicurezza del tetto e la realizzazione di due ampi locali uno con funzioni di magazzino e l’altro di laboratorio munendoli di impianto di illuminazione e di adeguate prese elettriche di sicurezza. Una semplice pavimentazione con piastrelle anti sdrucciolo e lavabili completerà la sistemazione della struttura nella sua essenzialità. Si renderà necessario portare poi una linea idrica con relativi scarichi e strutturare, oltre ai servizi ed ai locali destinati al personale, anche un locale adibito alle macchine lavatrici ed asciugatrici con contigua stireria. Parimenti andranno ampliate le finestre con infissi a tenuta. Sono previste porte interne a norma come pure una porta di ingresso a chiusura di sicurezza. Attorno all’edificio dovrà essere costruito un marciapiede ed allestita un’area di selciato, come cortile e spazio aperto, lastricato con auto bloccanti drenanti. Siamo in pieno periodo pre-natalizio ed è bello sviluppare progetti ed è costruttivo sognare la realizzazione di essi. Noi crediamo fermamente che le nostre iniziative abbiano la forza intrinseca delle scelte giuste o per lo meno fatte con il cuore ed il sentimento della carità rivolta verso la vita fragile e le persone più deboli che spesso hanno difficoltà ad accoglierla. È per queste ragioni che siamo sicuri che i sogni, come nella notte di Natale i più magici, possano realizzarsi.
Ezio Fulcheri

dal Giornalino, dicembre 2013