Editoriale

Nelle tante sue lettere Don Orione poneva nella intestazione alcune parole o sigle, che esprimevano i valori, gli ideali della sua vita: G.M.P.A. (“Gesù Maria Papa Anime”!) e soprattutto “Anime e Anime!” (ricorre più di 6.500 volte nel corpus degli scritti).

Lui stesso racconta che “Anime! Anime!” era il motto che usava ancor chierico con i ragazzi che faceva giocare nel cortile dell’Arcipretura di Pontecurone. Diventerà il programma della sua vita sacerdotale: “La salvezza delle anime sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine”; “Fine del sacerdozio è di salvare le anime e di correre dietro, specialmente, a quelle che, allontanandosi da Dio, si vanno perdendo”. In una lettera da Buenos Aires il 7 agosto 1935, festa di San Gaetano, ricordava che questo santo era chiamato “venator animarum” e perciò invitava i suoi chierici e sacerdoti ad essere anch’essi “cacciatori di anime”. Tutte le anime, anche le più depravate e lontane da Dio, perché “tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve”. Nel giorno della sua Prima Messa Don Orione aveva chiesto al Signore di salvare il numero più grande possibile di anime, anzi le anime di tutti quelli coi quali avrebbe parlato, trattato anche per la strada. “Nella prima Messa ho chiesto che tutti quelli che, in qualsiasi modo, avessero avuto a trattare con me si fossero salvati. Ed ho motivo di credere che il Signore e la Madonna mi abbiano già concessa questa grazia”. È arrivato addirittura ad invitare ad “abbracciare tutti eccetto il diavolo, e se si potesse anche quello, abbracciare tutti eccetto l’errore manifesto: gli erranti non solo accoglierli …”.

Il messaggio per noi, ribadito nella lettera del 1926 e indirizzata proprio ai sacerdoti che seguivano le opere di Genova, è molto esplicito: “Datevi attorno … portate le anime a Gesù e Gesù alle anime!”.

Chiediamo a Don Orione di prendersi cura delle nostre anime, della nostra vita, di quella delle nostre famiglie, ma soprattutto dei nostri Ospiti, che ci sono stati affidati perché diamo loro “col pane del corpo il divino balsamo della fede”.

Il Direttore