Forse pochi sanno che…

…la Madre della Divina Provvidenza, durante la torrida estate scorsa, ha subito un intervento. Non invasivo, come rassicura il prof. Ambrogio Piazzoni, “primario” della biblioteca vaticana dove, coi suoi tecnici, ha operato, in assenza di ossigeno e con gas azoto, la paziente in modo che nel suo corpo non alberghino vite animali o vegetali. Ai restauratori dei musei vaticani non è rimasto da dare più d’una spolveratina, considerato il veto di Don Orione che, con giovanile ardore, decise di non farla soffrire oltre il già patito. È guarita e, dopo aver partecipato in Roma alla “festicciola” a lei dedicata, insieme al Direttore Generale e ad un discreto numero di religiosi, con una ulteriore sosta devozionale nella chiesa “Mater Dei” (sua, e di chi, altrimenti?) di Monte Mario, ha ripreso la strada per Tortona, al “Paterno”, suo domicilio.

La statua è in legno policromo del 1600. È in buono stato di conservazione, senza particolari fragilità o elementi di corruzione. È alta 98 centimetri. I colori del panneggio sono ancora vivi e ben conservati. Dal punto di vista cromatico, risulta alterato il volto ed il collo. Qui si riscontrano nitidamente, a chiazze, il legno della statua, la patina di gesso posta sul legno come fondo per la pittura, di color carne. Il volto presenta questi tre elementi cromatici ed è reso poco estetico da dette macchie. Chiaramente riconoscibile sul petto della Madonna la fessura nel legno lasciata dall’asportazione della spada, appartenente alla originaria statua dell’Addolorata, sostituita con un grande cuore d’argento.

All’orecchio sinistro è ancora infisso un piccolo ferro, utilizzato per appendervi degli orecchini, solo un piccolo foro. “Mia madre – raccontava Don Orione – mi aveva donato due orecchini d’oro: bucai le orecchie della Madonna e dissi: vediamo se almeno ora sentirà. Erano due orecchini lunghi, come sogliono portare le donne paesane. Pregavo e facevo pregare e, guardando gli orecchini, mi sembrava che la Madonna non potesse fare la sorda”.

Aggiungeva: “È una dolce Madonna di legno, molto antica, tanto che qua e là è bucherellata. Incrocia le sue braccia sul petto e alza gli occhi al cielo; così doveva essere Maria ai piedi della Croce. Questa vecchia statua è la prima Madre della Divina Provvidenza. È rimasta sempre così. Tutto cambia, in questa Casa, tutto passa; una sola cosa non muta e non muterà, perché questa è una volontà che spero sarà rispettata e ritenuta sacra per l’avvenire. Questa è l’immagine della nostra cara Madonna della Divina Provvidenza: da allora in poi non ho consentito si portasse alcuna modifica in essa”.

…Mandato rispettato e, soprattutto, affetto particolare a questo attributo della Madonna. Quando, per carenza di vocazioni, il numero dei religiosi costrinse a ridurre ad una le tre “Provincie” italiane esistenti, essa assunse proprio il titolo di “Madre della Divina Provvidenza”.

Il 20 novembre, giorno in cui cade la festa liturgica, Monsignor Marco Doldi amministrava la cresima a Giovanna Rastelli, ospite al Paverano nel reparto intitolato a Suor Maria Plautilla. Dopo dodici anni di permanenza in istituto, lei stessa aveva manifestato questo desiderio e, previa una congrua preparazione, ha raggiunto il traguardo.

Nella stessa occasione avveniva l’accoglienza e la presentazione di tre suore orionine del Madagascar, legandosi in qualche modo a Suor M. Plautilla, giunta a Paverano ai primordi (1936): le origini – l’attualità! Se si vuole, possiamo spingere lo sguardo oltre e leggere uno scambio di… missionari. A difendere la bontà dei frutti nostra “Madre”. Sono giovani, hanno un magnifico sorriso e, nonostante l’italiano traballante, sono ben decise a portare la loro animazione spirituale nei reparti. Probabilmente, comunque, risulteranno evidenti i loro cognomi: si chiamano rispettivamente Suor Maria Odette Rahelinoro, Suor Maria Jocelyne Rasaholiarimalala e Suor Maria Luisette Rasoamampionona. Benvenute: Paverano vi aspettava.