Il Professor Domenico Isola

Stimato neurologo genovese, docente universitario a Pisa, mise a disposizione di Don Orione le sue energie e le sue capacità divenendo (e lo sarà per 30 lunghi anni) il primo Direttore Sanitario della Casa di Paverano del Piccolo Cottolengo Genovese

Il Prof. Domenico Isola, medico-chirurgo era professionista noto e stimato neurologo presso gli ospedali civili di Pammattone a Genova oltre che docente all’Università di Pisa. Nel 1927, non prestando giuramento di fedeltà al regime fascista, dovette lasciare ogni attività didattica e ospedaliera; cercava di vivere della sola libera professione che esercitava nello studio di Piazza Alimonda 2. Proprio in questo momento difficile della sua vita avvenne l’incontro con Don Orione e la realtà del Piccolo Cottolengo Genovese. Aveva 48 anni, 25 dalla laurea, 11 dalla libera docenza, 10 dalla nomina a vice-primario, quando Don Orione, all’inizio dell’autunno 1933, probabilmente a settembre, gli invia un suo giovane aspirante il rag. Enrico Sciaccaluga con una richiesta di collaborazione: assumere l’incarico di direttore sanitario di quell’Istituto Paverano che Don Orione stava rilevando dall’Amministrazione Provinciale di Genova.

Nel racconto di Don Sciaccaluga la memoria di quell’incontro è assai semplificata. Il prof Isola ascoltata la richiesta, stette per un momento soprappensiero, come per capacitarsi dell’inattesa, ma non sgradita, offerta che gli veniva fatta, ma non ci fu mai esitazione in lui. Il Paverano di allora era una accozzaglia di povere donne alienate: Isola, l’illustre clinico e plurilaureato, inspiegabilmente accettò.

Come si vedrà in seguito, Isola si buttò, anima e corpo, in una avventura che ha vissuto per 30 anni come impegno affidatogli da Dio e per questo non esitò mai a farsi portavoce delle necessità di qualsiasi genere che un’istituzione così eterogenea, come il Piccolo Cottolengo Genovese, per forza di cose, si portava dietro.

Don Orione così gli scriveva da Buenos Aires il 15 maggio 1935: “Chiarissimo e Caro Signor Professore, non le so esprimere quanto piacere mi ha fatto la graditissima Sua del 2 maggio. Deo Gratias! Siano rese grazie a Dio, ma anche a lei, caro Signor Professore Isola, e a quanti La coadiuvano, animati da quel Suo spirito alto, che è amore ai miseri, che è fede, che è scienza e bene. Dio La ricompensi largamente, e La conforti in codesto apostolato di intelligente bontà. Questo povero prete, che Le scrive, non potrà mai dirLe la gratitudine profonda che sente verso di Lei, Signor Professore; né ha possibilità di darLe una retribuzione che, anche di lontano, valga ad esprimere quanto apprezzi la Sua illuminata e quotidiana fatica. Ma sopra di noi, è Dio, il grande Padre dei poveri e di quanti soffrono; Dio, che tiene conto anche del bicchiere d’acqua, e che ha detto: – Tutto quello che fate ai più umili e al più povero, lo avrò come fatto a me –. Parole divine, che nessun altro, fuori di Cristo, disse mai, e che basterebbero a far sentire la eccellenza della nostra fede e la divinità del Cristianesimo. Mi permetta, caro Professore e Amico, di abbracciarLa, e di dirLe che Le voglio bene come a fratello dolcissimo. Dio La benedica!”.

Dopo la morte della moglie si trasferì a Paverano vivendo come un religioso tra il lavoro e la preghiera. Il 12 maggio 1962 fu colpito improvvisamente da ictus celebrale mentre stendeva la cartella clinica dell’ultima ospite accolta, come aveva sempre fatto per 30 anni con fedeltà assoluta, purtroppo dopo pochi giorni, il 18 maggio morì, aveva 77 anni.

Nel testamento di suo non lasciò nulla agli eredi perché nulla possedeva: divise fra loro quanto il nonno gli aveva lasciato e che lui mai aveva utilizzato. In cambio da loro volle l’impegno di seppellirlo col vestito più liso per donare ai poveri quelli in meglio stato. “Spero – scrisse in una lettera – che nessuno di voi deplorerà che io muoia povero, dopo tanti anni di faticoso lavoro. Ho considerato la mia professione come una missione umanitaria, e quieto è il motivo precipuo della mia povertà, della quale fui sempre fiero”.

Pochi giorni prima del malore, il professore era andato personalmente dal Sindaco Pertusio per una richiesta: “Quando non ci sarò più, mi aiuti a tornare tra quella gente per la quale ho vissuto e lavorato per tanti anni”. Fu tumulato così, provvisoriamente, nel cimitero di Staglieno, e poi sepolto nella Chiesa del Paverano. Il Professore vedette così compiersi il suo ultimo desiderio: rimanere per sempre nella famiglia del Piccolo Cottolengo Genovese che per 30 anni aveva servito in perfetta sintonia con la carità di San Luigi Orione.

In una sua pubblicazione, nel congedarsi dai lettori, scrive: “E se un giorno, a colpe espiate, mi sarà concesso di varcare la soglia del Regno della Pace, io spero che il venerato Don Orione e l’amatissimo Don Sterpi, scorgendomi, mi sorrideranno ancora, e faranno un benevolo cenno di intesa all’Angelo di turno”.

Don Paolo Clerici

Nasce a Genova l’8 agosto 1884, secondogenito di una numerosa famiglia benestante. La severa educazione familiare lo formò al senso del dovere e fedele pratica della vita cristiana.

Consegue la licenza presso il Liceo Colombo, si iscrive alla facoltà di medicina, laureandosi brillantemente il 16 luglio 1909 in medicina e chirurgia. Inizia una brillante carriera professionale e la libera docenza all’università di Pisa. Sposa Angela Ginevra Poggi conosciuta mentre accudiva la malata sorellina Giuseppina morta a pochi anni.

È assistente (1909-1912) presso la clinica medica del Prof. Maragliano e allievo del Prof. Morselli. Parte volontario in guerra come tenente medico. Riceve l’incarico dell’insegnamento all’Università di Pisa. Nel 1927, non avendo prestato giuramento di fedeltà al regime fascista, dovette lasciare ogni attività didattica e ospedaliera. In questo difficile momento avviene l’incontro con Don Orione e la sua opera in Genova con un servizio che durerà 30 anni consecutivi.

Colpito il 12 maggio 1962 da ictus celebrale muore il 18 maggio alle ore 17.00. Sarà tumulato per suo desiderio nella chiesa della Casa di Paverano a Genova.