Intervista a Don Dorino (2)

  1. La sua scelta vocazionale: perché sacerdote e perché orionino?

La mia scelta di farmi sacerdote è nata spontanea fin da piccolo. Ho maturato in me questo desiderio profondo di consacrarmi al Signore grazie alla vita di fede della mia famiglia, povera, ma credente, all’esempio e alla sollecitudine di mia mamma, al mio servizio fedele come chierichetto in parrocchia. L’occasione si è presentata quando un sacerdote di Don Orione è passato al mio paese e ha chiesto al parroco se c’erano dei ragazzi disponibili a entrare in seminario. Non avendo il parroco fatto il mio nome, al mio amico chierichetto Mario, che mi confidava che lui sarebbe entrato in seminario insieme ad un altro chierichetto, Luigi, ho chiesto l’indirizzo di quel sacerdote orionino e, all’insaputa di tutti, gli ho scritto di ritornare che volevo diventare prete anch’io. E così è avvenuto. All’inizio erano contrari sia il parroco che i miei genitori. Mi consigliavano di aspettare almeno di finire le elementari in paese, ma io temevo di perdere l’occasione e quindi ho insistito, anche con qualche piccola forma di ricatto, finché ho ottenuto via libera. E così a 10 anni sono partito per Tortona, dove ho frequentato la 5ª elementare insieme ad altri 24 compagni di avventura, provenienti da diverse parti d’Italia. Di quella piccola tribù, però, siamo diventati sacerdoti solo due, io e Luigi, l’amico chierichetto del mio paese: entrati insieme in seminario e ordinati sacerdoti insieme. L’altro amico chierichetto, Mario, invece, che mi aveva passato l’indirizzo del sacerdote orionino, è arrivato solo fino al liceo e poi è rientrato in famiglia. Oggi è un medico radiologo. Purtroppo anche il sacerdote orionino vocazionista, dopo molti anni ha lasciato il sacerdozio, ma era presente alla mia ordinazione sacerdotale. È deceduto recentemente e ho avuto l’occasione di incontrarlo ancora qualche anno fa a Milano. Guardando le cose a posteriori, oggi forse avrei ascoltato i miei genitori e il parroco. Avrei potuto entrare in seminario un anno dopo, anche perché la mia famiglia era povera, io ero il primogenito e mia mamma era incinta del quarto figlio, ma io nemmeno mi sono reso conto. L’unico mio pensiero era entrare in seminario e farmi prete. Da Don Orione? Naturalmente non sapevo chi fosse. La scelta è maturata negli anni successivi, ma Don Orione è un Santo così affascinante, che difficilmente si può abbandonare per cercare altrove. E poi la Provvidenza ha voluto che Tortona diventasse la mia vera casa paterna e materna: ho trascorso ben 26 anni della mia vita in questa culla della Congregazione.

(continua)