Lopagno … Paverano: il miracolo d’amore continua

Nel settembre 1982, sacerdote da due anni, iniziò la mia meravigliosa esperienza con i disabili in Ticino (Svizzera), durata nove anni. Al termine mi sono accorto d’aver ricevuto in dono una maggiore ricchezza umana e spirituale. Il vissuto giornaliero con questi fratelli “diversamente abili” mi ha fatto sperimentare il contatto con la “Carne di Cristo”, come direbbe Papa Francesco. Proprio loro, fratelli e sorelle, con la loro affettività, sensibilità, gioia e pace interiore, mi hanno trasmesso l’amore di Dio verso le sue creature. Ho cercato di vedere in essi Gesù vivo e amabile, ricavandone tuttavia la netta impressione fossero loro a trasmettermi Dio.

        Dopo un lungo periodo vissuto in Congregazione con altre esperienze, pur sempre arricchenti, i Superiori mi hanno chiesto di venire al Paverano. Ringrazio il Signore per il bel regalo che mi ha fatto, perché sento in questo la prosecuzione del Suo “miracolo d’amore”. Dove umanamente c’è handicap, sofferenza, malattia, ed in particolare quando ti trovi davanti a persone “allettate”, dunque impotenti, misere, povere, lì brilla la luce e l’amore di Dio, del Cristo morto e risorto. Ti accorgi di camminare in un territorio sacro: lì c’è Gesù. Percepisci la gioia, la pace, la serenità: in poche parole l’”amore di Dio” che sprizza da ogni parte.

        Ti senti bene, a tuo agio! Oh, se la società di oggi volesse comprendere! Ci sarebbe più amore, più carità, più attenzione verso le persone “diversamente abili”, meno egoismo e maggiore generosità. Vivo la presenza delle ammalate come una fonte d’amore che scaturisce da Dio e si propaga sulla nostra povera umanità impazzita. Esse attirano copiose benedizioni divine sul mondo: in sostanza riversano il Suo infinito amore misericordioso su tutti noi così detti “normali”.

        Mi auguro che tante persone, soprattutto giovani, attirate dal grande carisma di Don Orione, si accostino per iniziare esperienze di volontariato in mezzo alle nostre “perle”, come amava definirle il nostro santo fondatore. Sarebbe un incontro diverso con la “Carne di Cristo”, pur se non essenziale né primaria, come partecipando al grande mistero d’amore del Corpo e Sangue di Cristo, che è il Sacrificio della Santa Messa.

Don Bruno Lucchini