Marta e Maria, il servizio e l’ascolto

Marta e Maria, cioè Marta e Maria insieme, contemporaneamente, non Marta o Maria. Non dobbiamo contrapporre le due sorelle. Anche Marta è santa, figura esemplare.

È un insegnamento di completezza, di pienezza, cioè di valorizzazione di tutti gli aspetti della vita. Una persona equilibrata sa non esagerare e dare a ogni atteggiamento il valore giusto. Gli atteggiamenti delle due sorelle devono coesistere. Come ha insegnato la parabola del buon samaritano bisogna sapere la legge e bisogna metterla in pratica; così bisogna ascoltare la parola e diventare autentici servitori.

Forse a molti questa figura di Maria che se ne sta beatamente comoda ad ascoltare Gesù ospite nella loro casa mentre Marta sta preparando la tavola tutta da sola, può risultare piuttosto stretta e dare anche un po’ di fastidio. Penso alle tante mamme o comunque alle persone che lavorano tutto il giorno, e che una volta rientrate a casa sono attese ancora da molti servizi, e vedere qualcuno che se ne sta beatamente sulla poltrona a guardare la televisione o a raccontarsela non può fare molto piacere. E si sbotta.

Se poi alla fine ci mettiamo che queste persone vengono anche rimproverate e le altre lodate come fa Gesù nel Vangelo, allora appunto ci dà molto fastidio.

Che Gesù sbagli? Quel Gesù che alla fine della parabola del buon samaritano dice: va e anche tu fa lo stesso? Quel Gesù che insegna come alla fine saremo giudicati sulle cose fatte e non sulle molte preghiere o conferenze ascoltate?

Allora si tratta di capire. Non è il servizio che viene rimproverato, né quello di Marta né quello di nessun altro, ma è quella dispersione interiore di chi non ha una motivazione vera che lo guidi, quell’agitarsi senza senso che fa perdere l’essenziale e capovolgere i valori concentrando tutte le energie su aspetti marginali e contingenti.

Come se appunto invitando un amico a casa si fosse preoccupati solo di portare a tavola quanti più piatti possibile ma per nulla disposti a stare con l’amico a parlarsi e ascoltarsi. Se non si sta attenti l’agitarsi troppo nelle cose può portarci fuori strada e farci perdere l’essenziale.

È il rimprovero di Gesù a Marta ma è qualche volta anche il rimprovero vero che i figli fanno ai genitori quando si sentono trascurati. Ma come, noi non ti abbiamo mai fatto mancare niente, ti abbiamo sempre dato tutto! Sì, ma non mi avete dimostrato il vostro amore, non avete mai passato del tempo con me, non avete mai giocato con me.

È di questo genere il rimprovero benevolo di Gesù a Marta e alle tante Marte. Il concentrarsi troppo sul gesto del servizio può anche far trascurare la persona cui il sevizio è rivolto.

Non è la contrapposizione tra la vita attiva e la vita contemplativa, tanto meno tra la vita dei laici e quella dei religiosi, ma è la tensione che si crea all’interno di ciascuno quando manca un centro unificatore interiore che dia senso e motivazione alle tante e frammentate attività della vita, delle nostre giornate.

Maria si è scelta la parte migliore, la parte buona traducono meglio gli esperti, cioè la parte buona senza fare paragoni. Qual è questa parte buona? È la relazione con le persone, è l’ascolto. È porre al centro la persona più che l’efficienza per esempio degli ambienti di lavoro, delle scuole, degli ospedali. È l’ascolto delle persone, dei loro veri bisogni.

È l’ascolto di se stessi. Abbiamo paura dei nostri silenzi, dei nostri spazi vuoti che fanno emergere gli interrogativi provenienti dal profondo e da noi soffocati con il frastuono attorno o facendo tante cose per non pensarci.

È l’ascolto del Signore, l’ascolto di Dio nella propria vita. Questa è la relazione fondamentale, indispensabile ed eterna, quella che dura. È la parte che non verrà tolta.

È un discorso religioso che non è scontato per nessuno perché spesso anche le persone religiose rischiano di confondere l’atteggiamento di fede con delle cose, con delle pratiche molto concrete, con degli oggetti, con delle azioni che facciamo noi, mentre tutto si gioca in un’autentica e profonda relazione con la persona di Gesù che avviene attraverso l’ascolto e la parola. Gli parlo e l’ascolto.

Lo sappiamo per esperienza anche noi che nonostante molte pratiche religiose Dio può rimanere marginale nella vita, non è certamente lui che guida le nostre scelte. Ci preoccupa ben altro nella vita, l’ultimo a preoccuparci è proprio Dio.

 Questo sta dicendo Gesù, perché se così fosse stiamo sbagliando tutto e i conti non torneranno. Abbiamo sudato tanto ma per chi, per che cosa? Nell’eternità non ci saranno più malati da servire, poveri cui dar da mangiare. Ci sarà solo la relazione amorosa con lui senza più cose da fare.

Madre Teresa a uno che gli diceva che aveva la vocazione di servire i lebbrosi disse: la nostra vocazione è quella di appartenere al Signore. Se il proprio servizio non è alimentato dall’ascolto perde le motivazioni. Anche il servizio ecclesiale o caritativo dopo un po’ di tempo stanca, non se ne ha più voglia, non c’è più lo stimolo, trova solo incomprensione e ingratitudine. Se non c’è la parola di Dio, se non c’è la persona viva di Gesù il servizio inaridisce l’animo e poi si lascia.

Forse è il caso di riconciliarci con questa donna Maria ai piedi di Gesù perché ci ricorda che cosa davvero è più importante. Marta e Maria non sono due figure distinte, due modelli alternativi, ma due figure complementari entrambe necessarie. È necessario un servizio autentico, ma per essere autentico deve ascoltare. E da un ascolto autentico nasce il servizio, l’opera, l’impegno.

Poi credo che anche Maria a un certo punto si sia rimboccata le maniche perché il pranzo per l’amico Gesù riuscisse al meglio.

d.g.m