Quale amore al Papa?

In Don Orione, concretamente, l’amore al Papa ha una vasta gamma di espressioni che si concretizzano in obbedienza, docilità e fedeltà: “È seguire sempre, in tutto e per tutto, gli insegnamenti di lui, non solo in materia di fede e di morale, ma in ogni cosa che egli, come Papa, insegna e comanda…anche i suoi avvertimenti, consigli e i suoi desideri”. E poi ancora, “Amiamo la Chiesa nelle sue Congregazioni romane, nei suoi decreti, nei suoi Vescovi, amiamola nelle loro Curie, nei suoi sacerdoti; difendiamola come nostra madre”.[1]

Ma c’è un aspetto apostolico molto tipico e carismatico di intendere l’amore al Papa da parte di Don Orione: mediante le opere di Carità!

Spiegando lo spirito e l’impostazione della nascente Congregazione, Don Orione si espresse con queste chiare e felici espressioni: “Opere di Carità ci vogliono: esse sono l’apologia migliore della Fede Cattolica. Bisogna che su ogni nostro passo si crei e fiorisca un’opera di fraternità, di umanità, di Carità purissima e santissima, degna di figli della Chiesa, nata e sgorgata dal Cuore di Gesù: opere di cuore e di Carità cristiana ci vogliono. E tutti vi crederanno! La carità apre gli occhi della Fede e riscalda i cuori d’amore verso Dio”. (Scritti 4, 279-280)

Dunque quale amore al Papa? Quello vissuto mediante le opere della Carità verso i piccoli, i poveri, il popolo. In quel “mediante” sta l’originalità orionina.

Don Orione riteneva il Papa “cardine dell’opera della Divina Provvidenza nel mondo”, centro di coesione, di unità. Egli, sensibilissimo alla missione della Chiesa, durante tutta la sua vita, avvertiva lo stacco che andava crescendo tra Chiesa e popolo, tra religione e società, tra devozione e costumi morali. Le masse popolari erano attratte e sedotte da altre ideologie e costumi lontani dal vangelo. Si domandava “Come toglieremo l’abisso che si va facendo tra Dio e il popolo”, “come ricondurremo il popolo a Cristo e alla Chiesa?” (Scritti 61, 93)

Da questa inquietudine apostolica maturò l’ispirazione del nostro Fondatore “mai come ai nostri tempi – scriveva il 13 aprile 1920 – il popolo fu così staccato dalla Chiesa e dal Papa; ed ecco quanto è provvidenziale che questo amore sia risvegliato con tutti i mezzi possibili perché ritorni a vivere nelle anime l’amore di Gesù Cristo. L’esercizio della Carità raggiungerà perfettamente il suo scopo corrispondente ai bisogni dei nostri tempi, che è precisamente questo, di ricondurre la società a Dio riunendola al Papa e alla Chiesa”. (Sui passi di Don Orione, p. 299)

L’esercizio della Carità è il metodo, la via, la strategia di Don Orione per “ricondurre la società a Dio riunendola al Papa e alla Chiesa. In lui dunque, l’amore alla Chiesa e al Papa e l’amore ai poveri costituiscono le due punte dell’unica fiamma apostolica che divorava il suo cuore senza confini. E’stato giustamente affermato che si potrebbe capire Don Orione anche senza i poveri, ma non senza il suo ardente amore alla Chiesa e al suo pastore universale. Fedeli a questa singolare spiritualità, i Figli della Divina Provvidenza emettono nella professione religiosa, con i tre voti di povertà, castità, obbedienza, anche un quarto voto di “speciale fedeltà al Papa”.

Don Orione ci ha insegnato a vedere nel Papa il “Dolce Cristo in terra”. Noi religiosi di Don Orione recitiamo ogni settimana la preghiera per il Papa che dice: “Tu ce lo hai dato per nostro pastore e maestro, dà anche a noi o Signore, la costanza di professargli sempre tutta la nostra docilità di figli e tutto il nostro amore”.

Don Paolo Clerici

[1]  Sono innumerevoli i passaggi in cui Don Orione ci illustra le esigenze filiali dell’amore al Papa: “Nelle conversazioni non tolleriamo parola, e non dico parole, ma parola, men che rispettosa verso la persona o l’autorità del Papa, delle sacre romane Congregazioni, dei Nunzi pontifici o legati papali o meno deferente alle disposizioni della Santa Sede. Facciamoci con grande e dolce obbligo di praticare anche le minime raccomandazioni del papa. In una parola; siate sempre e dovunque, o miei cari, sia figli devotissimi del Papa, date energie, cuore, mente e vita a sostegno della chiesa di Roma, madre e capo di ogni e di tutte le chiese del mondo: a sostegno del papa e della sua autorità, libertà ed effettiva indipendenza, e a diffusione del suo amore”. (Scritti 52, 112). “Noi siamo tutti del Papa, dalla testa ai piedi; siamo del Papa di dentro e di fuori, con una totale adesione di mente e di cuore, di azione, di opere, di vita, a quelli che possono essere i desideri del Papa”. (Parola VI, 192).