Sarai pescatore di uomini

Queste sono le parole di Gesù a Pietro: d’ora in poi sarai pescatore di uomini. Gliele dice subito dopo una pesca straordinaria per l’abbondanza, pur fatta in pieno giorno, dopo una notte di fatica inutile.

Le dice a Pietro e agli apostoli tutti. Ma le dice anche ad ogni cristiano e in ogni tempo. Sarai pescatore di uomini.

L’attenzione non è tanto sul fare ma sull’essere. Non è farai il pescatore, che è un mestiere, ma sarai pescatore, è il tuo essere, è la tua vita che deve mostrare attenzione e sensibilità alle persone che incontri nel tuo ambiente. Sono le persone che ti vengono affidate, gli uomini e le donne che incontri, con cui hai a che fare ogni giorno.

Essere pescatori di uomini, prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, rispettarne la dignità trascendente. Volere o no gli altri imparano da noi. Se ne allontanano arricchite o impoverite? Ogni comportamento, ogni scelta che facciamo, ogni discorso testimonia ciò che c’è in noi ed è lo specchio della nostra fede.

È appunto attraverso la nostra vita che il Signore ancora oggi getta le sue reti. Continua a parlare dalla nostra barca, per mezzo della nostra vita.

Sale anche sulla mia barca e dice anche me: vuoi mettere a disposizione la tua vita? C’è una missione anche per te, la stessa di Pietro.

C’è una chiamata a collaborare con lui che è per tutti, c’è una vocazione che è comune ad ogni cristiano ed è quella del Battesimo, che è da vivere nella quotidianità del proprio ambiente. Il Signore continua a chiamare anche oggi e coinvolge tutti. Consapevolmente corre il rischio di riporre la sua fiducia in creature povere e fragili, non estranee all’infedeltà e al peccato come siamo noi.

Questo il senso della Giornata Vocazionale che la Chiesa celebra ogni anno nella quarta domenica dopo Pasqua. Questo anno a metà Aprile.

È una preghiera e una riflessione in modo particolare sulle vocazioni di speciale consacrazione come quella al sacerdozio o alla vita religiosa, ma queste sappiamo non sussisterebbero se non si fondassero prima su una vita cristiana comune vissuta intensamente ad alti livelli, all’interno delle comunità parrocchiali e delle famiglie cristiane.

Il problema allora anche oggi è questo:chi ha fede sufficiente per fidarsi di lui e a lui affidare la propria vita perché ne faccia uno strumento di bene e di crescita anche per gli altri uomini?

Prima del racconto di questa pesca il Vangelo racconta di Gesù costretto a scostarsi dalla spiaggia e a salire sulla barca di Pietro perché c’era molta ressa attorno a lui, una folla numerosa che spingeva per vedere e ascoltare questo affascinante predicatore e maestro.

Viene da chiedersi attorno a chi oggi le folle di giovani e meno giovani fanno ressa. Sembra che i grandi maestri dell’umanità siano più che Gesù Cristo i personaggi dello sport, dello spettacolo, della politica. Sì, vediamo anche grandi folle in certe occasioni per esempio attorno al Papa, ma questo non ci basta, perché quando le esigenze del vangelo si fanno serie le cose cambiano.

Chi ascolta veramente Gesù Cristo e il suo messaggio si vede trasformata la vita, il contatto con lui non lascia come prima. Il rapporto con lui è sempre una chiamata alla conversione e alla sequela. È un lasciare per seguire lui. Un lasciare, alcune volte un mestiere o una famiglia, ma per tutti è un lasciare una certa mentalità e impostazione di vita per seguire i suoi criteri. Ai suoi discepoli, di tutti i tempi, continua a dire: voi siete nel mondo ma non dovete essere del mondo, dovete mostrare altri valori. È questo che oggi fa fatica e fa paura, scostarsi, distinguersi da una mentalità che può pure fare maggioranza ma che non è sempre sinonimo o garanzia di verità e libertà. Il discepolo deve essere capace di andare anche controcorrente quando è necessario.

Ma gli rimane la certezza che il Signore non lo manda allo sbaraglio. Egli garantisce la sua presenza. Avvertire non solo l’indegnità ma soprattutto l’incapacità e l’inadeguatezza alla missione è più che normale, guai a chi presume. Ma non possiamo dimenticare che c’è la sua grazia. Lui chiama sempre alla fede, ad una grande fiducia in lui perché non siamo tanto noi a fare ma è lui. Signore da soli non abbiamo preso nulla tutta la notte, ma sulla tua parola prenderò il largo e getterò le reti. Pietro ha sperimentato in quell’istante l’abbondanza della grazia divina e questa fede lo sosterrà in tutta la sua vita, anche di fronte al martirio. È a questa convinzione che invita anche noi.

d.g.m.