Sulla scia della Trinità

La SS. Trinità: un Dio unico ma in tre persone, Padre, Figlio e Spirito santo. Tre persone distinte ma uguali. Un qualcosa di molto complicato, lontano da noi, che non ha nulla a che fare con noi?

In realtà se noi esistiamo con le nostre personalità e differenze ma capaci di condividere comuni interessi, una stessa visione di vita, una medesima fede, rivolgere una stessa preghiera, questo è possibile perché Dio è Trinità.

Se siamo capaci, almeno qualche volta, di amare e di pensare agli altri, questo è perché Dio è Trinità e noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio.

Se un uomo e una donna sono capaci di donarsi l’uno all’altra, questo è perché Dio è Trinità e noi siamo immersi, battezzati, in questo amore di Dio.

Dire trinità è dire amore. Se noi diciamo che c’è complementarietà e reciprocità tra un uomo e una donna, questo è vero a esempio della Trinità di Dio, perché solo in lui c’è perfetta complementarietà e reciprocità. Perfetta comunione di persone senza spirito di rivalità e competizione, intente solo a donare ed amare.

Il Padre è il principio senza principio, esistente da sempre. Il Figlio è la seconda persona che procede dal Padre come il raggio dal sole, della stessa sostanza. E questo da sempre, non è crea-to ad un certo punto. Il Padre genera il Figlio nell’atto stesso di conoscersi, è la conoscenza che Dio ha di se stesso. Per questo viene chiamato anche il Logos, il Verbo, la Sapienza di Dio.

Invece lo Spirito Santo, la terza persona, procede non dalla conoscenza ma dall’amore reciproco del Padre e del Figlio. È quel circuito di amore che lega il Padre al Figlio e il Figlio al Padre.

E allora il fatto che Dio sia Trinità non può essere senza conseguenze per noi. C’è in lui il modello e il riflesso di ogni nostro rapporto e collaborazione umana. A partire dalla famiglia, che è come una trinità terrestre, una trinità di persone, padre, madre, figli, un rapporto a tre ma che tende a un amore che unisce tutti e nello stesso tempo permette il massimo rispetto di ogni identità personale ma anche il massimo di comunione.

Se le nostre convivenze umane, se i nostri rapporti nel piccolo e nel più grande fossero così, avremmo risolto ogni problema nazionale e internazionale.

Tutta la nostra vita è dono della Trinità, tutto si svolge sotto il segno e lo sguardo della trinità.

Sana e santa abitudine quella di iniziare e chiudere la giornata, gli incontri, gli impegni con il segno della croce, nel nome cioè dell’amore di Dio Padre, Figlio e Spirito santo.

È il ricordo di un amore unico che ci precede e ci ha dato l’esistenza, ma anche un richiamo a vivere l’impegno quotidiano nella disponibilità e nel servizio vicendevole, qualunque sia la vocazione o lo stato di vita di ciascuno.

d.g.m.