Dante Alighieri: Cielo e Terra, unica realtà

Il fiorentino Dante Alighieri (1265-1321) esiliato, profeta di speranza, scrittore geniale, cristiano impegnato, pensatore politico e fondatore della lingua italiana, ha segnato e ispirato artisti e lettori di tutte le epoche. Egli, nella Divina Commedia, esprime tutte le conoscenze del suo tempo, gli apporti dei filosofi, degli storici, dei teologi, degli astronomi, degli scienziati. Il sommo poeta vuole mostrare che il mondo degli uomini è uno, che la vita è una, sulla terra e in Paradiso. Tra gli uomini, il Regno di Dio è già presente e non ancora del tutto vissuto. Cielo e terra procedono in simbiosi. La vita terrena continua nell’eternità; o beata, o dannata. Il poeta lo fa dire a Capaneo: “Come fui da vivo, così sono da morto” (Inferno XIV,51).

FINALITà DELLA DIVINA COMMEDIA

Dalla lettera a Cangrande della Scala, Signore di Verona, veniamo a sapere che, a Firenze, Dante ha conosciuto il declino spirituale, la barbarie, tante villanìe, bestemmie e tradimenti, uomini assetati di potere e governanti miopi.

Egli scrive la Divina Commedia: “Per liberare i viventi dalla miseria di questa vita, per condurli alla felicità e per sostenere l’onore, la responsabilità personale e l’uguaglianza della giustizia per tutti”.

A motivo del libero arbitrio, l’uomo è responsabile davanti alla Giustizia divina che premia o condanna.

In occasione del Giubileo del 1300, durante la Settimana santa, il sommo poeta invita al viaggio: nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso (dove salirà, di cielo in cielo, e incontrerà le anime beate). Egli vuole indicare il destino delle anime e l’importanza di fare il bene e secondo lui, la vera felicità si prova nel comprendere l’origine della verità.

Papa Giovanni Paolo II,  nell’enciclica “Fides et ratio”, conferma tale considerazione: “La fede e la ragione sono come le due ali che permettono allo spirito umano di elevarsi verso la contemplazione della verità. È Dio che ha messo nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, alla fine, di conoscere Lui stesso, affinché, conoscendolo e amandolo, possa raggiungere la piena verità su se stesso”.

  1. Giovanni scrive: “La verità vi farà liberi… se il Figlio (n.d.r di Dio) vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Gv,8,32-36. Avrà vita eterna chi conosce Dio, come verità. Nella Divina Commedia, Dante immagina di raggiungerlo in Paradiso e di contemplarlo come “Amor che move il sole e l’altre stelle”(Canto XXXIII).

Tullio Fognani
Amico del Piccolo Cottolengo Genovese