Fede e Fiducia nella Divina Provvidenza

“O DIVINA PROVVIDENZA! O PROVVIDENZA DIVINA! TI AMO, TI ADORO, E MI PERDO IN TE” 

La Divina Provvidenza è concetto ed esperienza fondamentale nella vita di Don Orione e della sua “Piccola Opera della Divina Provvidenza”. Il nostro Santo Fondatore aveva una fede assoluta in questo valore, era certo che Dio si occupasse di tutto, dei grandi e dei piccoli eventi, viveva abbandonato nelle sue mani, confidando nell’aiuto di Dio. Approfondiamo attraverso le parole di Don Paolo Clerici.

L’esperienza della Divina Provvidenza ha accompagnato tutta la storia della Chiesa e alcuni santi ne furono araldi ed interpreti. Molte Congregazioni sorsero con il titolo e lo spirito della Divina Provvidenza, tra queste è da collocare la Congregazione fondata da Don Orione che ha nome “Piccola Opera della Divina Provvidenza”.

La provvidenza, dal latino pro-vedere, designa l’azione attraverso cui Dio prevede e provvede a dare ordine alle vicende della storia o agli eventi naturali, è la cura che Dio rivolge alle creature perché esse raggiungano il proprio fine. Questa è proprio di Dio, giacché nelle cose vi è il bene non solo per quanto riguarda la loro natura, ma anche in rapporto all’ordine che esse hanno rispetto al fine ultimo, cioè la bontà divina. Oltre al legame che le creature hanno rispetto a Dio quanto all’essere e all’agire, esse ne posseggono uno rispetto ai loro fini: le creature sono finalizzate.

La provvidenza con o senza l’aggettivo divina viene ordinariamente attribuita a Dio, ne indica il piano o progetto con cui Egli dirige le cose al loro fine, ha cura che tutto raggiunga il proprio compimento, e nello stesso tempo si accordi con il fine universale.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta diffusamente della Divina Provvidenza nel cap. I dedicato a “Dio Padre” in quanto “Il Creatore”. Chiamiamo Divina Provvidenza le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione verso la sua perfezione. Dio conserva e governa con la sua Provvidenza tutto ciò che ha creato, “essa si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa” (Sap 8, 1). Infatti “tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi” (Eb 4, 13), anche quello che sarà fatto dalla libera azione delle creature.

La testimonianza della Scrittura[1] è unanime: la sollecitudine della Divina Provvidenza è concreta e immediata; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia. Con forza, i Libri Sacri affermano la sovranità assoluta di Dio sul corso degli avvenimenti: “Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole” (Sal 115, 3); e di Cristo si dice: “quando egli apre, nessuno chiude, e quando egli chiude, nessuno apre” (Ap 3,7); “molte sono le idee nella mente dell’uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo” (Pr 19, 21).

Gesù chiede un abbandono filiale alla Provvidenza del padre celeste, il quale si prende cura dei più elementari bisogni dei suoi figli: “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?… Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 31-33; 10, 29-31).

Don Orione aveva una fede assoluta nella Divina Provvidenza, era certo che Dio si occupasse di tutto, dei grandi e dei piccoli eventi, viveva abbandonato nelle sue mani, come i bambini piccoli, confidando nell’aiuto di Dio. La sua fede nella Divina Provvidenza l’ha rivelata in molti scritti, riproponiamo la lettera stesa per invitare i benefattori al Piccolo Cottolengo di Genova, nel quartiere di Quarto dei Mille, in occasione della visita del card. Minoretti:

“O Divina Provvidenza, o Divina Provvidenza! Nulla è più amabile e adorabile di te, che maternamente alimenti l’uccello dell’aria e il fiore del campo: i ricchi e i poverelli! Tu apri le vie di Dio e compi grandi disegni di Dio nel mondo!

In te ogni nostra fiducia, o Santa Provvidenza del Signore, perché tu ci ami assai più che noi amiamo noi stessi! No, che col divino aiuto, non ti voglio più indagare; no, che non ti voglio più legare le mani; no, che non ti voglio più storpiare; ma solo voglio interamente abbandonarmi nelle tue braccia, sereno e tranquillo. Fa che ti prenda come sei, con la semplicità del bambino, con quella fede larga che non vede confini! ‘Fede, Fede, ma di quella…’. Di quella del Beato Cottolengo, il quale trovava luce dappertutto, e vedeva Dio in tutto e per tutto! […] O Santa Divina Provvidenza! Ispiratrice e madre di quella carità che è la divisa di Cristo e dei suoi discepoli: anima tu, conforta e largamente ricompensa in terra e in cielo quanti, nel nome di Dio, fanno da padre, da madre, da fratelli, da sorelle agli infelici”.[2] (Scritti 62, 3; da un foglio del 20.6.1927)

Don Orione è erede di una grande tradizione di “santi della Divina Provvidenza”, che egli stesso apertamente riconosce come ispiratori e protettori: San Francesco, Santa Caterina da Siena, San Gaetano da Thiene, San Vincenzo de’ Paoli, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fino ai contemporanei Don Luigi Guanella che gli fu amico, Don Giovanni Calabria che stimò ed aiutò, Madre Teresa Michel della quale fu guida spirituale. Molto ebbe in comune con tutti loro. C’è una discendenza e una parentela spirituale ben riconoscibile.

La “Divina Provvidenza” è concetto ed esperienza fondamentale nella vita di Don Orione e della sua “Piccola Opera della Divina Provvidenza”. Quando il 15 ottobre 1893 apriva in San Bernardino di Tortona un collegetto lo intitolò “Piccola casa della Divina Provvidenza” e, sul libro mastro, scrisse “Divina Provvidenza” tanto sulla colonna delle entrate che in quella delle uscite. In occasione del Giubileo sacerdotale del suo vescovo mons. Igino Bandi, il 25 settembre 1895, Don Orione presentò i suoi figlioli spirituali già con il nome che diventerà loro proprio: Figli della Divina Provvidenza. La Madonna della sua Congregazione la chiamerà “Madonna della Divina Provvidenza”. La nuova Famiglia religiosa fu sognata e battezzata, fin dall’inizio, come Opera della Divina Provvidenza e così intitolò il primo bollettino della Congregazione. Poi, come suggerì anche a Pio X nel 1910, volle che la denominazione definitiva fosse “Piccola Opera della Divina Provvidenza”.

Don Orione ebbe sempre caro questo termine, tanto da firmare ordinariamente i suoi scritti “sac. Luigi Orione della Divina Provvidenza”. Questo atteggiamento di abbandono filiale nella Provvidenza da parte di Don Orione è “indubbiamente l’andamento della sua vita, specie alle origini, l’incertezza e l’apparente fallimento di alcune vie intraprese, come il cammino vocazionale presso i francescani e i salesiani, dovettero indurlo a riconoscere nei suoi non facili, ma anche insoliti passi, la guida di quella provvidenza che lo voleva e faceva fondatore al di sopra dei suoi piani e dei suoi desideri”. (Don I. Terzi, La nostra fisionomia nella Chiesa, p. 26). Una storia, la sua, segnata fin dagli inizi da episodi significativi, come quello delle quattrocento lire, che non potevano che convincere il giovane Orione nel continuare l’attività intrapresa.

La visione della Provvidenza, oltre ad esprimere la fede e il senso del soprannaturale nella vita, in Don Orione assume anche una connotazione carismatica. Egli non ha esitato ad inquadrare la sua missione nel senso stesso della misteriosa azione provvidenziale di Dio, chiamando la sua fondazione “Piccola Opera della Divina Provvidenza”.[3] Comprendeva che il Signore chiamava lui e la sua fondazione ad essere un piccolo aspetto, specifico e ben significativo, di quell’immenso Disegno della salvezza realizzato in Cristo e reso presente nel tempo per mezzo della Chiesa “ sacramento universale di salvezza”. La sua “Piccola Opera”, dentro il progetto della Divina Provvidenza, consiste nel concorrere a rafforzare l’unità interna ed esterna della Chiesa con il papa, cardine dell’opera della Divina Provvidenza nel mondo e ciò mediante le opere della carità.

Don Orione fu modello di abbandono e di fede nella Provvidenza; e ciò costituisce una delle principali direttive ascetiche, oltre che un legittimo filiale conforto, per quanti ne prolungano l’ispirazione carismatica:  siamo chiamati a testimoniare la presenza e l’opera della Provvidenza di Dio sia con il nostro atteggiamento interiore che con l’apostolato esterno della carità, che deve procedere ed elevare a simultanea testimonianza di fede: “Quando è la Provvidenza che fa, quando si vede che è la Madonna stessa che fa e che noi non siamo altro che guastamestieri, che volete dire? Digitus Dei est hic! Noi siamo stracci nelle mani del Signore, della Divina Provvidenza … noi siamo stracci nelle mani della Chiesa, al cui servizio noi unicamente siamo, con devozione piena e perpetua…”  (DOLM I, 123-125).

La fiducia nella Provvidenza è pertanto la chiave di lettura della vita personale e apostolica di Don Orione, la cui caratteristica è il totale abbandono in Dio nella fede unito ad un umile e generoso servizio da “figlio della Divina Provvidenza”. Lui stesso ha snocciolato tutta una originale litania per coniugare la propria fede e insieme la indefessa e umile collaborazione al servizio della Divina Provvidenza: “asinello della Divina Provvidenza”,[4] “facchino della Provvidenza”,[5] “straccio della Divina Provvidenza”,[6] “ciabattino della Divina Provvidenza”,[7] “povero bifolco della Divina Provvidenza”;[8] ed altri ancora, tutti riassunti nel più consueto e confidente “figlio della Divina Provvidenza”.

Don Orione raccomandava: “Confidate nella Divina Provvidenza. Quando penso che nulla si fa o accade nel mondo che tu, o mio Dio, non l’abbia voluto o permesso, e che nulla puoi volere o permettere, se non per la gloria tua, allora sento nascere e accrescere gigante la confidenza filiale verso di te, o Signore: sento che, nella glorificazione tua riposa pure la felicità di noi tutti poveri figliuoli”.[9]

Don Orione ha tradotto il fondamentale atteggiamento di fiducia nella Divina Provvidenza nelle opere di carità finalizzate a “fare sperimentare a tutti la Provvidenza di Dio”: “Noi Figli della Divina Provvidenza ci lasciamo reggere dalla Provvidenza, ma per mezzo della Chiesa, che Dio ci ha dato: questo è lo Spirito e la mente della piccola Congregazione”.[10] “Nel nome della Divina Provvidenza ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della fede, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati”.[11]

A tutti noi, in virtù della sua esperienza, Don Orione ci conferma assicurandoci: “La Divina Provvidenza spiega tutto, essa è il dito di Dio nell’universo e il balsamo della vita. O Divina Provvidenza! O Provvidenza Divina! Ti amo, ti adoro, e mi perdo infintamente in te”.[12]

 

Don Paolo Clerici

[1]  Forse è una sorpresa venire a sapere che la parola “provvidenza” (in greco, “pronoia”) è quasi assente nel vocabolario biblico e, quando nel Nuovo Testamento viene usata, ha un assunto non religioso. Evidentemente tutta la rivelazione biblica è intessuta dei contenuti di questo termine, ma questa parola fu adottata solo successivamente dalla filosofia greca, in epoca patristica, purificata ed integrata nella visione storico-salvifica cristiana. A questo termine astratto, nel linguaggio biblico sono preferiti quelli più concreti di “Piano di Dio”, “disegno del Padre”, “storia della salvezza”.

[2]  La lettera, sebbene sia datata 20 giugno 1927 nelle diverse pubblicazioni, potrebbe essere considerata senza data. Nella fonte “Scritti” appare senza data e nella sua prima versione pubblicata inizia con l’introduzione “nel pomeriggio del lunedì 20 giugno, alle ore 16…”. Quindi la lettera è stata scritta prima del 20 giugno. L’intera lettera verrà pubblicata in La Piccola Opera della Divina Provvidenza, luglio 1927.

[3]  L’11.2.1903 don Orione consegnò al suo vescovo mons. Bandi lo scritto “I sommi principi dell’Opera della Divina Provvidenza” (Lettere I, 11-22) dove con un’ampia visone e pratica descrive l’opera della Divina Provvidenza, entro la quale poi egli colloca il carisma proprio della sua nascente congregazione. Si tratta di un testo fondamentale per la storia e l’identità carismatica della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Fu a lungo pensato ed elaborato da don Orione e presentato a mons. Bandi per ottenere il riconoscimento giuridico della nascente congregazione avvenuto con Decreto del 21.3.1903. Cfr. A. Lanza, Le Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza, “Messaggi di Don Orione” 23 (1991) n.76.

[4] Espressione resa famosa da I. Silone, in Uscita di sicurezza, Valecchi, Firenze, 25-42.

[5] Scritti 9,97.

[6] Scritti 91,14; 65,74.

[7] Scritti 41,61.

[8] Scritti 57,11.

[9] Scritti 54,121.

[10] Lettere I, 94.

[11] Lettere II, 462.

[12] Lettere scelte, a cura di Don Sparpaglione, Paravia Torino 1947, pp.20-21.