Intervista a Don Dorino (3)

  1. Da ciò che ha assimilato lungo gli anni, nei panni di cui la Congregazione l’ha rivestita, cosa ritiene manchi maggiormente, oggi, dello spirito e del carisma di Don Orione.

Subito dopo la prima professione religiosa, nel 1973, avevo risposto ad un questionario della Congregazione affermando: “C’è una cosa che mi piace tanto in Don Orione: l’amore al Papa e ai Vescovi”. Riconosco che questo è il centro vitale della Congregazione di Don Orione, che oggi si concretizza nel Quarto voto di fedeltà al Papa. E ritengo un privilegio aver potuto servire il Papa nei due anni vissuti in Vaticano, a servizio del Papa, come vice capo ufficio delle Poste Vaticane. Ho l’impressione, però, che Don Orione sia conosciuto più per le opere di carità che per il suo amore al Papa e alla Chiesa e anche la Congregazione da lui fondata non abbia ancora trovato le modalità adeguate per esprimere questo aspetto caratterizzante.

 

  1. A che cosa o a chi si può addebitare l’allontanamento dei giovani, specie negli stati economicamente più dotati, dalla sequela di Cristo. Quale la responsabilità degli adulti, specie nell’esempio di cui dovrebbero essere portatori.

L’allontanamento della società e dei giovani da Gesù Cristo e dalla Chiesa può essere determinato da tante cause concomitanti. Personalmente io ritengo che la causa principale sia il benessere. Mi ha sempre impressionato la frase di Don Orione: “Ringrazio Dio di essere nato povero”. E l’ho sempre applicata anche alla mia vita. Del resto Gesù stesso ha scelto la via della povertà per salvare l’umanità. È venuto per i malati e non per i sani. Soprattutto i poveri l’hanno accolto e seguito, come gli apostoli. Gli adulti hanno la colpa di voler togliere tutti gli ostacoli ai giovani, invece di aiutarli a crescere attraverso le difficoltà della vita, affiancandosi, ma mai sostituendoli. Ciò che non si conquista con la fatica, gradualmente, giorno dopo giorno, impegnando le proprie capacità, e forgiando la volontà, non produce frutti duraturi.